Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita.

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"Gli eventi inattesi, i cigni neri, sono per definizione imprevedibili: non c’è modo di sapere in anticipo quando avverranno, ma hanno un impatto enorme. Viviamo in un mondo dominato dagli estremi, dove l’eccezione è tutto, eppure si pretende di misurare i rischi e la probabilità degli eventi futuri, pensando che qualcosa non accadrà perché non è mai accaduta in passato." (Taleb Nassim)

Il cigno nero.
Come l'improbabile governa la nostra vita.
Taleb Nassim
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Edizione: 2008
Lingua: Italiano
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L’economista Frank Knight (contemporaneo di Keynes) distingueva tra la nozione di “incertezza” e quella di “rischio”, classificando come “incerte” situazioni in cui l’ignoto è ignoto (unkwown unknown) e “rischiose” situazioni in cui l’ignoto è noto (known unknown).

Ho scritto Il cigno nero perché le persone non riescono a comprendere le dinamiche degli eventi casuali. Per definizione, non c’è alcun modo di prevederli o di conoscere in anticipo quando accadranno: basta pensare all’idea che degli aeroplani possano schiantarsi su New York.
Un ex analista di Lehman Brothers pretendeva di poter misurare il rischio. Si può misurare un tavolo, un oggetto, la temperatura. Ma come si può pretendere di misurare la probabilità di un evento futuro? Quello che facciamo è effettuare una stima. È differente.
Cos’è un cigno nero? Il termine fu coniato dal poeta romano Giovenale. All’epoca i cigni neri non erano conosciuti, così utilizzò per primo l’espressione “impossibile come un cigno nero”. Questo modo di dire fu spazzato via quando l’uccello in questione fu scoperto per la prima volta secoli dopo in Australia. Non importa quanti cigni bianchi tu possa avere osservato. Tutta quest’esperienza non ti aiuta a prevedere quanti potresti incontrarne di neri e quando. Non puoi pensare che qualcosa non accadrà perché non lo hai mai visto capitare in passato.
È interessante come qualcosa che si riteneva inimmaginabile diventi prevedibile quando poi capita per davvero. Per questo motivo esistono gli economisti. Loro capiscono tutto. Dopo che tutto è successo. In realtà, di centinaia di migliaia di economisti, giornalisti, uomini d’affari, esperti, solo pochissimi hanno realmente visto arrivare la crisi. E tuttavia, il giorno dopo la crisi milioni di economisti hanno tutti una teoria del perché sia capitato. Dopo che un fatto si è verificato ecco che è prevedibile. Dopo sì che c’è sempre una spiegazione plausibile. Quando scrissi il libro pensai: quello in cui viviamo è un mondo in cui non è richiesto di occuparsi dei cigni neri. Capii però che in realtà c’erano anche mondi in cui i cigni neri hanno un ruolo predominante.
Immaginiamo due mondi, Mediocristan ed Estremistan.
A Mediocristan i cigni neri non hanno grande importanza. Immaginiamo di mettere 1.000 persone su una bilancia e di individuare la più pesante di tutto il gruppo. Quanto rappresenta del totale? Lo zero virgola? A Mediocristan, se abbiamo un campione numericamente abbastanza consistente, diverse osservazioni del campione non fanno molta differenza. Uno shock in un portafoglio diversificato non comporta un grosso pericolo.
Quando mangio, quante calorie posso consumare avendo appetito? Diciamo 4.000. Quante calorie assumo in un anno? Diciamo 800.000. Di fatto, per quanto mi ingozzi, stasera farò un’assunzione di cibo modesta rispetto al valore sull’anno. Potrò sempre mettermi a dieta e recuperare la forma.
Ma se parliamo di ricchezza e non di peso, questo ragionamento non vale. Quando ero un trader sono andato in Borsa a Chicago e un vecchio collega mi ha detto: quel signore è Joe. Joe ha guadagnato 7 milioni in 7 anni, poi ha perso 7 milioni in 7 secondi. Ora abbiamo capito che ricchezza e chili non sono la stessa cosa, come a Mediocristan sarebbero portati a pensare.
Parliamo allora di ricchezza e non di peso: selezioniamo un campione rappresentativo della ricchezza di tutto il mondo. Prendiamo l’uomo più ricco, anziché il più pesante. Quanto, della ricchezza totale, costui rappresenta? Uno zero virgola? No. Moltissimo. Ecco, questo è Estremistan, il posto dove noi viviamo. L’economia mondiale “abita” ad Estremistan. Gli economisti del governo americano non capiscono la differenza.
Il nostro mondo è dominato dagli estremi, l’eccezione è tutto. Possiamo fare altre esempi. Ogni anno vengono pubblicati 20.000 nuovi titoli in lingua inglese. Quanti di questi rappresentano almeno metà del venduto? A volte 10. Alcuni anni 5. Altri 35. Dipende se una signora inglese che scrive libri per bambini quell’anno è stata attiva. In Borsa in America, abbiamo 12.000 società quotate. A rappresentare metà del capitale sono di solito fra le 50 e le 400.
Per governare un mercato di questo tipo, dobbiamo perciò utilizzare dei mezzi speciali. Se a Mediocristan abbiamo delle oscillazioni, delle variazioni regolari, in Estremistan si verificano dei picchi.
Ciò mi ricorda il problema del tacchino, che viene nutrito amorevolmente tutto l’anno dal suo macellaio, poi, due giorni prima del Giorno del Ringraziamento, accade un evento incredibile. Una vera sorpresa per il tacchino, non certo per il macellaio. Per il tacchino, è certamente un cigno nero. Noi non siamo tacchini. Ma lo siamo stati in passato. In finanza, se produco valore per 10-11 anni consecutivamente, mi farò certo apprezzare. Poi un giorno accade un evento di grande portata, imprevedibile. “Caro investitore, questi eventi sono stati una sorpresa per te come per noi”, si legge in lettere pubblicate 10 anni fa. Come potete constatare, non vi è stata una grande evoluzione linguistica di recente.
Perché il sistema bancario ha perso tra i 3 e i 5 miliardi di dollari, cioè più di quanto abbia mai guadagnato nella storia? Il vero motivo è che gli operatori hanno un incentivo annuale per generare profitti, ma quando perdono denaro nessuno glielo chiede indietro. Il capitalismo non significa fare profitti senza mai avere delle perdite. L’asimmetria, semmai, è che le perdite dovrebbero sempre corrispondere ai profitti. In realtà, questo non è il caso di un sistema come il nostro.
Nel 1982, a fronte delle perdite subite, le banche americane furono nazionalizzate da Ronald Reagan. Non è un comportamento tipico dell’America, ma vista la situazione optarono per la prima volta per questa soluzione. Nel 1991 ci fu un’altra grave crisi, quella delle dotcom. E poi il 2007-2008. Ben Bernanke pensò che non vi fosse rischio nel sistema usando il metro di Mediocristan. Alan Greenspan andò al Congresso degli Stati Uniti a dire che eventi simili non erano mai avvenuti in passato… Certo. Qualsiasi grande evento nella storia non ha precedenti. Come ha scritto Lucrezio “ma è così anche per un fiume che appaia il più grande a chi non ne abbia visto prima un altro ancora più grande”.
Perché è avvenuta la crisi e quali ne sono state le ragioni? Possiamo vivere in un mondo più sicuro, al riparo dai cigni neri in un mondo così complesso, dove Internet ha abbattuto qualsiasi distanza? Dobbiamo anzitutto evitare l’indebitamento, che invece è in pericolosa ascesa. Al debito, non piace l’imprevedibile. Se ho un progetto in cantiere che penso potrà rendermi il 6% una volta a regime, posso prendere a prestito al 4% per finanziarlo, e in futuro avrò vita facile. Ma se mi indebito troppo e a causa di un evento imprevisto il mio guadagno non va oltre l’1%, è la bancarotta. Meno siamo in condizione di prevedere, meno debiti dovremmo contrarre.
I RISCHI DEI SISTEMI OTTIMIZZATI E SPECIALIZZATI
Dovremmo anche stare attenti ai sistemi ottimizzati, prendendo esempio da Madre Natura. Per gestire i cigni neri, ha disegnato l’homo sapiens con due polmoni e due reni. Un economista lo riformerebbe, dicendo che c’è ridondanza, e che un polmone e un rene possono essere messi sul mercato per generare liquidità. Ma per l’uomo, in pratica, è come essere assicurato. In più, siamo onnivori, mentre gli elefanti banchettano solo a insalata e i leoni a carne. Noi non siamo specializzati, e così dovrebbero essere le nostre attività. Tutto il nostro operato è improntato all’ottimizzazione. Ma più si costruisce un sistema ottimizzato, più esso risulta vulnerabile.
Nella storia del pensiero economico le teorie di Ricardo sul vantaggio comparativo occupano un posto particolare: anche se si produce vino o abiti meglio del vicino, converrebbe specializzarsi nel prodotto rispetto al quale si gode di un vantaggio comparato. Il problema è che concentrandosi su pochi prodotti aumenta la fragilità. Trovo contrario all’etica insegnare la teoria del vantaggio comparato senza mostrare agli studenti immagini dell’Irlanda dopo la carestia delle patate, quando milioni di persone sono morte e altri milioni hanno dovuto emigrare in America. Serve a rendersi conto di che cosa può provocare una monocultura. Pensiamo a certe antiche civiltà dell’America Latina: basta un raccolto cattivo per compromettere tutto. Così, ogni volta che si opta per l’iperspecializzazione, è importante essere ben consci dei rischi. Se uccidiamo un elefante, in qualche parte del mondo, non distruggiamo l’economia elefantina. Ma in presenza di evidenti interconnessioni, il sistema viene scosso, come quando il 14 settembre 2008 abbiamo ucciso un’azienda, la Lehman Brothers ed è iniziata la crisi economica.
La natura ci fornisce molti esempi di ridondanza, di mancanza di iperspecializzazione e della necessità di evitare le cose di dimensioni troppo grandi. In Africa osservando gli elefanti, si nota nei branchi la presenza di soggetti anziani, matriarche non più feconde, che però godono di grande autorità. Il motivo è che non potendo scrivere hanno bisogno di figure di esperienza per poter tramandare i paradigmi. La parola “senatus” in latino vuol dire vecchio, “sheick” in arabo vuol dire uomo anziano: gli antichi rispettavano la saggezza tacita.
Se visitate una libreria in America e cercate lo scaffale tematico per management e business, troverete titoli che cominciano tutti con “Come...”; Come diventare miliardari, come avere successo… Non ci sono prove empiriche che funzionino. Gli autori non sono quasi mai la prova vivente. Avete piuttosto mai trovato dei libri intitolati “Come mi sono impoverito”? Evitare di fare errori è uguale a fare soldi e per giunta è anche più facile da realizzare. Non perdere un milione di dollari equivale a guadagnarne uno. Se convincete una persona a smettere di fumare, avrete salvato più vite di tutto il sistema della ricerca e di quello della prevenzione. Il consiglio negativo – non fare qualche cosa – è stato un tabù per molto tempo. I medici hanno continuato ad uccidere i pazienti fino a quando non hanno cominciato a scambiarsi raccomandazioni sul non fare. Agli inizi del Novecento, entrando in un ospedale, si quadruplicavano le possibilità di morire e non è stata la penicillina a cambiare le cose. Così, gli elefanti anziani sanno spiegare agli altri animali cosa non devono fare. Soltanto la religione è riuscita a imporre con successo consigli negativi. I 10 comandamenti per buona parte sono cose da non fare.
Nel nostro mondo servono regole, ma serve anche l’autorevolezza per farle applicare. Questa è la conoscenza euristica che viene dalla società. Tramandare i consigli da una generazione a un’altra. Evitare i debiti. Come si fa allora generare ricchezza senza pericolo? Piuttosto che avere un portafoglio di 100 euro con un rischio medio, investiamone 80 a rischio zero, e 20 a rischio massimo. Così si sarà assai più robusti. Camminare lentamente è meglio che fare delle corse. Forti di un 80% di investimento che, comunque vada, vi darà da mangiare, vi consente di rischiare senza troppe paranoie e senza farvi spaventare dalle incertezze.
La paranoia è la migliore gestione del rischio. Immaginiamo due fratelli in due divisioni di business analoghe: uno è iperprudente, e guadagna 2 dollari per azione, l’altro è spregiudicato, corre rischi e guadagna il doppio, 4 dollari per azione. Chi sopravvivrà sul mercato secondo voi dopo 20 anni? Il primo o il secondo? Il secondo no, statene certi, perché ci sarà prima o poi un dissesto. Un cigno nero. Eppure il mercato azionario ama proprio lui. Se il fratello non fallisce, comprate la sua attività. La gente sottovaluta il valore di avere della liquidità quando gli altri sono troppo indebitati. La ricchezza dei Kennedy deriva dall’avere avuto liquidità disponibile durante la Grande Depressione, che gli ha permesso di comprare case. I paranoici non soltanto sopravvivono ma prosperano. Saranno ancora lì quando tutti gli altri saranno stati decimati. Come dice il banchiere: i buoni prestiti sono quelli che vengono stipulati in tempi difficili.
Estratto dall’intervento di Nassim Taleb in occasione del World Business Forum 2010. Il World Business Forum riunisce annualmente i maggiori esperti mondiali di management e i leader del nostro tempo per riflettere sui temi strategici per il futuro del business.


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