Demarker Indicator
Sono noti i pregi, ma anche i difetti, dei comuni indicatori di ipercomprato/ipervenduto, quali i classici RSI o Stocastico: le zone di eccesso, che dovrebbero garantire tempestivi segnali di ingresso e di uscita, sono sempre lungi dal rispondere allo scopo. È curioso come esistano pochi indicatori universalmente accettati ed impiegati come i due citati, senza che se ne conoscano effettivamente le caratteristiche operative, le modalità di costruzione e i cosiddetti "bugs" (per esempio, qualcuno dovrebbe spiegare perché l'RSI si usa sempre ed esclusivamente nella versione a 14 periodi). Senza considerare, ed è questo il punto, il fatto che l’indicatore in ipercomprato non impone mai l’uscita da un’operazione long e magari la contestuale apertura di uno short, contrariamente a quanto comunemente si pensa.
Queste considerazioni hanno spinto Tom DeMark - direttore del Market Studies, Inc. e con un passato in istituzioni quali Goldman Sachs e Citybank - a studiare e sviluppare indicatori che sfuggissero ad una applicazione, per così dire, “massiva”, e che identificassero effettive aree di esaurimento e di inversione di tendenza.
Il Demarker Indicator, in particolare, è costruito su un arco temporale di 13 periodi, anche se ovviamente spetterà al trader la scelta dell’orizzonte temporale più opportuno. Da rilevare come la scelta di numeri della serie di Fibonacci è molto ricorrente negli studi di DeMark (un altro indicatore, il Range Expansion Index, è calcolato a 8 periodi).
La metodologia di costruzione è la seguente:
1. si mette a confronto il massimo odierno con il massimo del giorno precedente: se la differenza è negativa, si registra il valore “0”, altrimenti si registrerà il valore positivo ottenuto. I valori così determinati vengono sommati su un arco temporale di 13 periodi, ottenendo così il numeratore della formula del Demarker;
2. il denominatore si ottiene dalla somma del valore, calcolato al punto 1, e di un valore “inverso” calcolato come segue: si confronta il minimo odierno con il minimo del giorno precedente, se la differenza fra il minimo di ieri e quello di oggi è negativa si segna zero, altrimenti si considera il valore così ottenuto, unitamente agli altri valori calcolati per gli ultimi tredici giorni.
Il Demarker presenta tutte le caratteristiche tipiche degli indicatori di ipercomprato / ipervenduto, fra cui le divergenze e la possibilità di costruire trendlines e canali; in più si spinge con maggiore facilità nelle zone estreme. Si noti ancora la tempestività dei segnali forniti dal rientro nella zona neutra 30-70 da parte dell’indicatore, e indicati dalle freccette.
Evidentemente, si è preferito, per motivi di chiarezza, spezzettare la formulazione in tre parti, ma l’utente esperto può benissimo ricorrere ad un’unica equazione.
Si ottiene così un indicatore che oscilla tipicamente da zero a 100. L’autore ha verificato come letture del Demarker superiori a 70 vanno osservate attentamente, in quanto il superamento verso il basso del detto valore è da interpretare come indicatore del raggiungimento di un massimo nei prezzi; viceversa, un Demarker che superi 30 dal basso verso l’alto indicherà probabilmente un minimo nei prezzi. Insomma, siamo di fronte ad un indicatore che identifica potenziali turning points, individuando aree di ingresso e di uscita a basso livello di rischio.
Ciò che va notato, comunque, è lo sforzo di uscire dalla logica della massa e di ricercare soluzioni alternative di misurazione dei livelli di eccesso del mercato.
Il testo di riferimento del Demarker Indicator è The new Science of Technical Analysis, edito da John Wiley & Sons.