Indicatori Leading e Legging
Velocità del segnale o precisione. Sembra proprio che il trader alle prese con indicatori ed oscillatori non possa avere tutte e due le cose contemporaneamente poiché gli indicatori si dividono principalmente in due categorie:
1. Un indicatore “leading” dà un segnale prima che l’inversione si verifichi. Appartengono a questa categoria gli oscillatori.
2. Un indicatore “lagging” dà un segnale dopo che il nuovo trend è iniziato. Appartengono a questa categoria i trend-following e gli indicatori di momentum.
Verrebbe spontaneo preferire gli indicatori “leading” ma purtroppo questa tipologia di indicatori dà un sacco di falsi segnali mentre i “lagging” non permettono di essere in posizione all’inizio del nuovo trend. Non si deve quindi preferire una tipologia di indicatori rispetto all’altra ma conoscerne bene le potenzialità e il funzionamento per poterli usare nel migliore dei modi anche in forma sinergica. D’altronde anche tra gli indicatori di “lagging”, e quindi capaci di individuare le tendenze in atto, i segnali non sono concordi. Le medie mobili e gli indicatori ad essi associati come, ad esempio, il M.A.C.D hanno l’indiscusso pregio di identificare le tendenze ma purtroppo il prezzo che si deve pagare è un ritardo nel segnale che dipende dall’ampiezza dei parametri di calcolo. A maggiore frequenza corrispondono minori falsi segnali ma anche ritardo nell’individuazione del trend.
Il funzionamento dell’incrocio di medie mobili è semplice, quando la media mobile veloce rompe al rialzo la media mobile lenta c’è un segnale di acquisto, quando rompe al ribasso c’è un segnale di vendita. Nell’immagine che segue è facile osservare sia i segnali delle medie mobili che quelli del M.A.C.D.
Numerosi incroci del M.A.C.D. si sono verificati quando le due medie si sono ristrette, tuttavia l’incrocio è avvenuto sopra la linea dello 0. Il trend di riferimento era però crescente e senza troppe oscillazioni, quasi una situazione ideale per le medie mobili. Proviamo a vedere un’altra situazione tecnica nel grafico che segue. Questa volta il trend non è ben definito e ci sono molte oscillazioni.
Come è facile osservare le medie mobili si sono incrociate diverse volte generando molti falsi segnali, il M.A.C.D. non sembra far meglio. Ma d’altronde sia il M.A.C.D. che le medie mobili con il loro comportamento non stanno facendo altro che indicare l’indecisione del mercato, la fase di non-trend. Nessuna delle due tecniche “sbaglia”, va identificato il tipo di mercato sul quale tradare e successivamente vanno individuati gli strumenti capaci di dare i segnali migliori. Ma non è tutto.
A volte il trader si trova a suo agio con indicatori più reattivi che segnalino, quasi fossero un interruttore che può essere posizionato su on o off, le possibili inversioni prima ancora che si verifichino. E’ il caso, ad esempio, dell’R.S.I. che viene da molti utilizzato per individuare le aree di ipercomprato e ipervenduto come pure lo Stochastico o il parabolic SAR, tipici indicatori di leading. Quali indicatori preferire? E soprattutto i segnali sono concordi tra loro?
Nel grafico che segue sono stati inseriti il Parabolic SAR, lo stocastico e l’RSI, osserviamo il comportamento dei tre oscillatori.
Il Parabolic SAR è molto reattivo, perlomeno con le frequenze standard, lo Stochastico è in perenne ipercomprato per tutto il trend rialzista e l’R.S.I. non è da meno.
Sono tutti strumenti da buttare? No, per ognuno di questi indicatori vi è un metodo di calcolo diverso e un impiego specifico, gli indicatori sono strumenti e come tali vanno trattati. Servono per permettere al trader di ipotizzare uno scenario operativo, non potranno mai dirvi cosa farà il mercato.
E non bisogna mai chiederglielo.