Cornering the market
A cosa servono i futures? Principalmente nascono come strumento di copertura dei rischi di fluttuazione dei prezzi. Immaginiamo che un produttore di mais desideri essere certo del prezzo di vendita del proprio prodotto; non dovrà far altro che vendere dei contratti sul mais fissando data di consegna e prezzo senza più preoccuparsi dell’andamento del prezzo. Se alla scadenza del future non vi sono operazioni compensative tra chi ha comperato e chi ha venduto il future, la parte che ha venduto può “forzare” la parte che ha comperato ad accettare la consegna, così come la parte che ha acquistato può “forzare” la parte che ha venduto ad effettuare la consegna.
Nella realtà i futures sono trattati anche da chi non deve consegnare un bel nulla ma desidera sfruttare l’andamento del sottostante. A grandi linee, giusto per fare un ripasso, sono questi i meccanismi del mercato delle commodites. Ma il vero nocciolo della questione riguarda i movimenti pilotati da grandi speculatori, movimenti chiamati corner, ovviamente illegali. I corner si dividono in lunghi o corti anche se la tipologia lunga è la più diffusa.
Il funzionamento è semplice: nel corner lungo un gruppo di investitori assume un enorme posizione lunga su futures e acquista il sottostante contemporaneamente; all’avvicinarsi della scadenza dei contratti questi operatori non chiudono le posizioni. Il problema nasce dal fatto che il numero dei contratti stipulati può essere così grande da superare l’effettiva quantità di merce disponibile per la consegna, quindi chi ha venduto i contratti si trova in grande difficoltà a consegnare le merci ed è quindi disposto a pagare qualsiasi prezzo pur di chiudere la sua posizione corta. I prezzi dei futures aumentano moltissimo in poco tempo, e di chi è corto si dice che è stato messo all’angolo (cornered) e poi spremuto (squeezed).
Il corner corto ha il funzionamento opposto. Un gruppo di investitori assume una grossa posizione sui future e vende sul mercato una grossa quantità del sottostante per far scendere i prezzi. Quando si avvicina la scadenza dei contratti futures questi operatori non chiudono le posizioni. Anche in questo caso il numero dei contratti stipulati può essere talmente grande da superare ampiamente la domanda di chi effettivamente desidera la consegna e quindi chi ha una posizione lunga si troverà in difficoltà a rivendere il sottostante che gli viene consegnato ed è costretto a chiudere la sua posizione provocando forti ribassi sia nei prezzi futures che in quelli spot.
La storia dei tentativi di manipolazione dei prezzi è lunga e travagliata, e spesso questi tentativi si rivoltano contro chi li ha messi in atto provocando dissesti finanziari immensi.
Un esempio eclatante di corner mal riuscito accadde nel 1980, quando i fratelli Nelson Bunker e Herbert Hunt cercarono, e per un po’ ci riuscirono, di manipolare le quotazioni dell’argento facendone incetta. Fu valutato che controllassero il 33% dell’approvvigionamento mondiale di argento. Nel periodo dal maggio 1979 a marzo 1980, il prezzo dell’argento salì vertiginosamente da 8 a 50 dollari per oncia. Quando fu chiaro al mercato che i fratelli Hunt manipolavano i corsi dei prezzi si scatenò un panico sui futures e sul sottostante, che perse il 50% in un solo giorno, giovedì 27 marzo 1980, per poi precipitare a 10 dollari per oncia.
Un consorzio di banche offrì una linea di credito da 1,1 miliardi di dollari ai fratelli Hunt per pagare i loro debiti e anche se non furono ridotti in miseria ebbero il loro immenso patrimonio ridotto di un miliardo di dollari. I fratelli Hunt furono accusati di comportamento monopolistico e di manipolazione del mercato dell’argento e nel 1988 insieme a diversi associati vennero ritenuti colpevoli e condannati a pagare danni per 192 milioni di dollari alla società metallurgica peruviana Minpeco, di proprietà statale. In quel periodo anche l’oro ebbe un’evoluzione analoga dei prezzi salendo da 247 a 825,5 dollari per poi scendere a 463.