L'importante è saper perdere

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Articolo a cura di Enrico Stucchi.

Amici Traderpediani, volevo condividere con voi alcuni banali ragionamenti in un momento di distacco dalla frenesia dei mercati. Se avrete la costanza di proseguire in questa lunga lettura troverete che, pur nella banalità, c’è un po’ di utilità. Se queste cose fossero veramente conosciute da tutti, non ci sarebbero le statistiche a ricordarci che la maggior parte dei trader perde soldi e brucia i conti.

Mi perdoneranno i trader più esperti ma questo post è dedicato ai principianti, che in questo gruppo sono ben accetti. Vi confesso però che lo scrivo prima di tutto come promemoria per me stesso (scrivere mi aiuta a consolidare le poche conoscenze che ho acquisito nel tempo). Per prima cosa, se siete principianti alzate la mano e non vi vergognate di esserlo, perché ricordate, anche i trader più navigati sono passati per questa fase e, se sono sopravvissuti in questa bellissima ma difficilissima attività, è perché hanno avuto la capacità di evolvere, studiando costantemente, ma soprattutto imparando dagli innumerevoli errori che hanno commesso.

Attività d'impresa e metodo infallibile

Dopo questa prolissa premessa (adoro le allitterazioni), passiamo al sodo. Se domani decidessi di aprire una pizzeria, diventerei, di fatto, un piccolo imprenditore. Se fossi molto capitalizzato, potrei aprire subito una grossa catena di pizzerie e fare il grande imprenditore, ma senza avere fatto un’esperienza su piccola scala, probabilmente fallirei miseramente. Rimaniamo quindi su piccola scala. Una volta pagati alcuni costi fissi di avviamento per la ristrutturazione, gli arredi e le attrezzature, potrei entrare nel business e inizierei l’attività, ottenendo dei ricavi dai clienti che vengono a mangiare e sopportando una serie di costi operativi, tra i quali: affitto del locale, bollette, commercialista, balzelli di tutti i generi, stipendi dei dipendenti e materie prime per la preparazione dei piatti.

Se fossi partito con pochi capitali e avessi aperto un locale con 10 tavoli in un paesino sperduto, non farei passi più lunghi della gamba e non mi permetterei di assumere Carlo Cracco come pizzaiolo, pagandogli uno stipendio fantastiliardario perché non riuscirei a ripagarlo. Quindi, prima regola: specialmente all’inizio, non grosse spese. Se a regime nel mio conto economico i ricavi fossero superiori ai costi operativi e se lo stato fosse clemente con le tasse, avrei possibilità di ripagarmi l’investimento iniziale e dopo un po’ potrei diventare profittevole.

Adesso ditemi che differenza c’è con il trading? NESSUNA. Il trading è un’attività d’impresa (individuale) dove genera ricavi e sopporta dei costi operativi. I costi di avviamento sono la dotazione informatica, qualche buon libro e qualche buon corso. E questo è chiaro a tutti. Se però chiedi ad un trader quali siano i suoi costi operativi, ti dirà che sono rappresentati dalla piattaforma, dal data feed e dalle commissioni pagate al broker. SBAGLIATO: la parte preponderante dei costi operativi del trader sono le perdite che genera nella sua attività. Se alla fine del mese il mio "profict factor" (la somma dei guadagni divisa per il valore assoluto della somma delle perdite) è maggiore di 1, sarò un trader profittevole e per continuare ad esserlo dovrò mantenere questa linea di condotta.

RICORDATE: IL METODO INFALLIBILE NON ESISTE, smettete di cercarlo, le perdite sono inevitabili, accettatele come un “male necessario”. Ecco il perché dell’analogia con qualsiasi attività d’impresa. Se comprendiamo che le perdite sono il nostro costo operativo, alla stregua degli stipendi del personale in pizzeria, ci sarà più facile accettarle ed iniziare ad essere profittevoli. Se non pagassi gli stipendi al personale, nessuno cucinerebbe o servirebbe ai tavoli e sarei costretto a chiudere. Se sopportassi perdite troppo grosse, assumendo Carlo Cracco fallirei, comunque. Quindi perdite si, ma proporzionate alla mia capitalizzazione. Si potrebbe approfondire analizzando scientificamente quanto debbano essere grandi ciascuna di queste perdite in funzione del mio capitale di trading. Di questo si occupa il Money Management, disciplina di importanza FONDAMENTALE, spesso erroneamente trascurata in favore della ricerca delle tecniche di ingresso più profittevoli. Volendo rimanere un post destinato ai principianti, per ora prendiamo “per buono” che non dovremmo subire perdite, per singola operazione, superiori al 2% del capitale. Mi perdoneranno i puristi del money management per questa brutale semplificazione, che manca di rigore scientifico, al quale ho preferito anteporre l’aspetto divulgativo. Prossimamente magari approfondiremo questo concetto con qualche numero più preciso.

Termino con il ricordo di quando iniziai a fare trading. Allora non sopportavo l’idea di vedere sporcato il mio statement bancario con delle perdite. Volevo vedere solo righe verdi. Le righe rosse avrebbero dimostrato a me stesso che ero una schiappa. Per questo non mettevo mai gli stop loss. Quando l’operazione iniziava ad andare dalla parte sbagliata, fissavo il grafico ed INIZIAVO A PREGARE. Magari aprivo l’operazione con l’intento di fare una “scalpata” e poi diventavo un “cassettista mio malgrado”. Fatto sta che forse ho pregato il Dio sbagliato e lui non ha perdonato la mia superbia. Facevo un sacco di belle operazioni in profit, magari comprando sui minimi e vendendo sui massimi (la libidine del trader), ma le poche operazioni con enormi loss mi hanno sbancato il primo conto. A mie spese, ma ho imparato. Quando sono diventato un po’ più “navigato”, ho seguito alcuni amici trader alle prime armi e ho osservato che anche loro ripetevano i miei stessi errori. Usavano leve troppo grosse, non accettavano le perdite, non mettevano gli stop loss e si beccavano poche, ma enormi perdite, che facevano scattare i margin call. Conto bruciato: arrivederci al trading.

Le conclusioni le lascio tirare a voi. Nel frattempo vi auguro buon week end e arrivederci a mercati aperti.

Considerazioni

A cura di Fabrizio Guarnieri
Condivido tutto. Aggiungo però un commento forse cinico, ma sincero. Ogni saggia raccomandazione fatta dai trader più esperti ai principianti è destinata a essere ignorata. Anche se la mente capisce il senso degli avvertimenti, l'ego ci farà ripetere inevitabilmente gli stessi errori di tutti. Nei miei primi approcci al forex mi è stato ribadito più volte il concetto di money management, e la necessità di governare la leva e gestire le perdite. Capito, memorizzato e interiorizzato tutto.

E poi ho fatto l'esatto contrario: overtrading, leva a manetta, conti bruciati. Quando le cose che mi avevano detto e che avevo capito con la mente razionale sono diventate esperienze e cicatrici personali, a quel punto le ho capite davvero. E ho capito che il pericolo era sempre dietro l'angolo, dovevo riconoscere dentro di me il demone del trader fallimentare per affrontarlo, ingabbiarlo e tenerlo a bada, per diventare un trader profittevole. E quel demone si ripresenta ogni giorno.

Perciò auguro a tutti i neofiti di leggere le tue parole, di capirle e di imparare. Se ne ricorderanno quando faranno gli errori dai quali li avevi messi in guardia, quel ricordo renderà più rapida la comprensione ed elaborazione personale dell'esperienza.

In un articolo di qualche tempo fa sul mio blog, avevo descritto questo percorso con l'immagine del lupo e dell'agnello. Immaginando che nel trading il 90% di noi siano prede e solo il 10% siano i predatori, ovviamente tutti fanno trading per predare e non per essere predati. Ebbene, il primo passo per diventare lupi è riconoscere che nasciamo agnelli. Solo quando avremo scoperto quali sono le debolezze (diverse per ciascuno di noi) che ci rendono perdenti, potremo affrontarle e superarle per diventare vincenti. Siamo agnelli dalla nascita, ricordiamocelo. Lupi si diventa. A volte.

Contributi in Traderpedia

Curiosità:

  • Si deve a Enrico Stucchi, il 6 febbraio 2014, il primo utilizzo della parola Traderpediani :)
  • Questo articolo è stato estratto dal gruppo di discussione sul trading Traderpedia.

Vedi anche: