Stop loss
«La ragione principale per cui la gente perde denaro nei mercati finanziari è che non riduce le perdite. Bizzarrie della natura umana: per quanto numerosi siano i libri che riportano questa regola, e gli esperti che offrono questo consiglio, la gente continua a commettere lo stesso errore.» (Victor Sperandeo)
La perdita massima, in una strategia di trading, è chiamata “stop-loss” che significa“fermare la perdita” e, come si capisce dal nome, ha il solo scopo di evitare che una caduta si trasformi in una grande caduta. Tutto qui, tutto apparentemente semplice.
Ma la verità è un’altra, lo stop-loss, pur ricoprendo un ruolo importante e indispensabile in ogni strategia di trading, ne sancisce il fallimento ed è, quindi, un ospite sgradito di ogni trade. A nessuno piace contabilizzare una perdita, tanto più se viene generata da uno stop-loss che salta distruggendo capitale ed aspettative.
Differenti tipologie di stop
Esistono diversi tipi di stop-loss che possono essere espressi in:
• percentuale fissa;
• a valore monetario;
• a punti fissi.
Oppure possono essere legati:
• alla volatilità;
• al tempo trascorso.
Ogni diverso stop risponde a determinate esigenze di protezione, il capitale muta continuamente in entità ma anche in qualità. E non bisogna dimenticare che il tempo, impietosamente, concorre a “qualificare” il mutamento.
Lo stop a percentuale fissa prevede l’uscita dopo una perdita superiore a una variazione percentuale. Rappresenta il movimento avverso massimo che si decide, a priori, di concedere al titolo. Uno dei dilemmi più diffusi tra i trader, una volta convinti della necessità assoluta dello stop-loss, è quanto deve essere grande lo stop. Stop-loss troppo piccoli saltano di continuo, ma troppo larghi perdono buona parte della loro utilità.
Ampiezza di uno stop
Seguono delle percentuali di stop di massima, divise per time frame.
• Operazioni Intraday.
Da pochi tick a 2-3 punti percentuali.
• Operazioni Multiday su grafico daily.
Dal 2% al 7%
• Operazioni Multiday su grafico settimanale.
Dal 2% al 15%
Ovviamente l’ampiezza di uno stop va tarata sulla metodologia di trading che si utilizza, se si generano segnali ricercando le rotture tecniche, e quindi volatilità e direzionalità che esplodono, lo stop può essere molto piccolo perché, ad esempio, alla rottura di un massimo assoluto i prezzi dovrebbero esplodere. Se invece si utilizzano medie mobili o altri sistemi “ritardati” lo stop dovrà essere più largo dando la possibilità alla strategia stessa di generare i cambiamenti di posizione.
Altri accorgimenti
Lo stop loss è un’ospite sgradito, è bene metterlo in chiaro, tuttavia la sua presenza è indispensabile e va accompagnata da altri accorgimenti per uscite tempestive dalla posizione.
- Lo stop a valore monetario consiste nel prevedere la chiusura dell’operazione alla perdita di un certo ammontare di denaro. Se, ad esempio, il mio stop è di 500 euro ad operazione, ogni volta che perderò quella cifra, indipendentemente dal capitale utilizzato, scatterà la chiusura dell’operazione. Uno stop che però ha il grosso limite di non essere costante percentualmente, se infatti applichiamo uno stop di 500 euro a un titolo che quota 10 euro l’incidenza è del 5%, se poi lo stesso titolo precipita a 5 euro ecco che l’incidenza percentuale raddoppia e si porta al 10%
- Lo stop a punti fissi è usato principalmente quando si opera con i future. Perdere 500 punti in un future che quota 15.000 punti è la stessa cosa, dal punto di vista monetario, di perderne 500 con il future che quota 30.000 punti (in entrambi i casi si perdono 500 punti moltiplicati il valore del tick). Dal punto di vista della percentuale è invece ben diversa la cosa, nel primo caso si tratta di uno stop del 3%, nel secondo caso dell’1,5%.
- Lo stop legato alla volatilità è uno stop quasi intelligente che parte da un presupposto corretto: i mercati sono sempre in mutamento. E quindi la volatilità crea zone di incertezza direzionale o di trend ben definiti che con un indicatore di volatilità si possono, in parte, misurare. Per questo particolare tipo di stop esistono due applicazioni:
1. stop automatico legato alla volatilità
2. stop manuale legato alla volatilità.
Nello stop automatico, utilizzato prevalentemente nella costruzione di trading system, si creano tre sistemi identici tranne che per il valore dello stop loss, e grazie a un indicatore che misura la volatilità si fa gestire il trade con uno dei tre sistemi.
Il sistema per l’alta volatilità con uno stop maggiore, quello per la bassa volatilità con uno stop basso e quello per la fascia intermedia che è, peraltro, quella utilizzata maggiormente, con uno stop intermedio.
In altri termini si utilizzeranno stop più elevati in alta volatilità (mercato con forti sbalzi delle quotazioni che crea molti falsi segnali), stop più bassi nei mercati a bassa volatilità (con movimenti progressivi senza strappi) e stop normali nelle altre fasi. Il motore del trading system, ovviamente, avrà il compito di discriminare i segnali in trend da quelli generati nelle fasi laterali.
Lo stop legato alla volatilità manuale è, invece, più “artigianale” ed è utilizzato prevalentemente nell’insieme delle tecniche di breakout con la ricerca di fasi laterali che creano esplosioni di volatilità. Generalmente si compra alla rottura della fase laterale mettendo lo stop sulla vecchia resistenza che diviene supporto. In realtà è più corretto mettere lo stop alla base della candela che ha generato il segnale e non alla rottura grafica, generalmente posta ad un livello superiore. Questo tipo di stop è molto utilizzato dai trader che utilizzano l’analisi candlestick.
- Lo stop legato al tempo trascorso è un particolare stop che muta in funzione del tempo, solitamente si riduce di ampiezza col trascorrere delle barre arrivando a permettere la chiusura in pari dopo un tempo prefissato e se, ovviamente, la quotazione è superiore al prezzo di acquisto. Lo scopo di questo stop è di trasformare il trade in un’operazione a rischio zero. Nei trading system che utilizzano l’esplosione della volatilità come segnale di acquisto questo stop è particolarmente prezioso poiché, dopo un forte strappo delle quotazioni, il trend deve riprendersi entro poche barre altrimenti si tratta di un falso segnale.
In conclusione
Chiudere un trade in stop loss sancisce il fallimento del segnale. La frustrazione è massima quando, dopo essere saltato lo stop, il trend riprende forza e vigore senza la nostra posizione. Se si inserisce uno stop loss troppo stretto si finisce col perdere più del dovuto. Se non si mette uno stop loss si finisce col perdere più del dovuto. Spesso non è l'imprecisione delle nostre intuizioni che ci fa perdere, ma l'inadeguatezza delle nostre aspettative.
E’ facile scegliere fra il bene e il male, più complicata la scelta quando le persone si trovano davanti a due eventi considerati dannosi ma di diversa entità. In questi casi la scelta più corretta è quella del male minore. Il cervello, in modo naturale, opta infatti per il dolore di lungo termine piuttosto che quello di breve. E’ per questa ragione che investitori e aspiranti trader non rispettano gli stop loss. Davanti a un’operazione in perdita il trader si trova davanti a una scelta: tenere aperta la posizione, con il rischio di vederla lievitare o chiuderla, contabilizzando immediatamente il risultato negativo. L’essere umano tende in modo naturale alla prima scelta e cosi il danno molto spesso si aggrava. Ma, da un punto di vista operativo, si dovrebbe utilizzare la regola del “male minore” per evitare il pericolo di subire perdite di notevole entità.
Citazioni
- "Un buon stop order è piazzato su un livello di prezzo dove si e' disposti a trasferire il rischio a qualcun altro." (Ed Seykota)