Beta
Sarà considerata la più diffusa teoria di impiego generale, ovvero l’analisi del Beta dei singoli titoli. Il Beta è calcolato dal confronto tra due serie storiche:
1. il titolo,
2. il relativo indice di riferimento.
Il concetto di Beta è stato creato originalmente da W. Sharpe al fine di misurare in modo semplice il rischio di mercato di un titolo ed è una misura lineare che confronta un titolo all’indice di mercato, calcolato mediante la seguente analisi di regressione:
Rit= ai + BiRmt + et
Rit = Variazione del titolo i nel periodo t
Rmt = Variazione dell’indice di mercato m nel periodo t
ai = intercetta della retta di regressione
Bi = inclinazione della retta di regressione (Beta)
et = deviazione di Rit dalla retta nel periodo t
In termini algebrici il Beta rappresenta l’inclinazione della retta che misura la relazione tra le variabili dipendenti ed indipendenti, ovvero il rapporto tra la covarianza delle due variabili e la varianza dell’indice.
Se un’equazione ha un Beta pari a uno, ciò significa che per ogni unità di cambiamento nella variabile indipendente, la variabile dipendente varia nello stesso modo.
I Beta vengono usati spesso nell’analisi dei titoli azionari e nella costruzione dei portafogli; infatti un portafoglio con un Beta pari a uno si comporterà con elevata approssimazione come l’indice di riferimento. Dunque un portafoglio con un Beta minore di uno sarà molto meno volatile del mercato e un portafoglio con Beta maggiore di uno sarà molto più volatile.
Aggiungiamo che il Beta di portafoglio tende ad essere stabile, mentre quello dei singoli titoli azionari oscilla secondo andamenti ciclici la cui componente strutturale prevedibile viene spesso annullata per effetto della forte componente congiunturale.
Possiamo quindi classificare i titoli in titoli aggressivi, aventi Beta maggiore di uno e titoli difensivi, aventi Beta minore di uno.
Tale classificazione viene fatta periodicamente, a causa del continuo cambiamento congiunturale del Beta.
Dal coefficiente Beta si possono evincere numerose informazioni, un Beta altamente correlato segnala che la forza del movimento del titolo tende a crescere nei movimenti del mercato a rialzo ed a decrescere in quelli a ribasso, il che risulta compatibile con un basso coefficiente di correlazione diretta. Un titolo con Beta scarsamente correlato segnala invece che la volatilità non dipende strettamente dalle fasi del mercato.
L’impiego del solo Beta in un sistema sembra di difficile applicazione, in quanto alcune volte un titolo tende a “sovraperformare” il mercato, anticipando un rialzo più consistente e denotando così la propria maggiore forza relativa, fenomeno che in genere accade alla fine di un downtrend, dopo che un’ampia fase di accumulazione è stata portata a compimento, o, secondo la teoria di Elliott, all’inizio della terza onda di un nuovo rapido movimento rialzista.
Altre volte un Beta in tendenza segnala l’imminente inversione del trend, ovvero un semplice eccesso che ha portato in un processo di “stock picking”, tipico delle fasi finali di un uptrend, alla selezione di quel titolo che potrà “sovraperformare” il mercato nel prossimo rialzo.
Tale eccesso, inutile dirlo, verrà corretto rapidamente nel caso in cui le aspettative vengano disattese. Per tale ragione non sembra possibile formulare ipotesi attendibili basate sull’impiego del solo Beta. Sembra corretto ipotizzare che una crescita del Beta preluda ad una successiva accelerazione nel movimento dei prezzi; la capacità di sfruttare tale utile indicazione dipenderà comunque dall’esattezza dei segnali generati da sistemi alternativi.