I principali fattori che influenzano il prezzo di un'opzione
I principali fattori che influenzano il prezzo dell'opzione sono 6:
- variazione del prezzo del sottostante
- prezzo di esercizio o strike
- vita residua
- volatilità del sottostante
- dividendi
- tasso di interesse privo di rischio (variabile di minore impatto)
• Il prezzo di esercizio o strike da selezionare è importante perché quanto più questo è vicino ai prezzi di mercato o addirittura incorpora già un buon valore intrinseco e quanto più è alto il valore dell'opzione.
• La vita residua incide moltissimo sul prezzo dell'opzione, soprattutto con opzioni at-the-money o out-the-money; con l'avvicinarsi della scadenza il valore temporale si erode con più velocità: questo fenomeno prende il nome di time decay. Se ipotizzassimo che con 100 giorni di vita residua un'opzione tende a perdere l'1% al giorno, la stessa opzione a 10 giorni dalla scadenza tende a perdere il 10% al giorno: in valori assoluti può essere la stessa cosa, ossia l'opzione in un giorno da 100 va a 99 se mancano 100 giorni, mentre va da 10 a 9 se ne mancano solo 10; in termini percentuali e visivi è molto più evidente l'erosione di valore degli ultimi giorni.
• Il prezzo di un'opzione è influenzato dalla volatilità dell'attività sottostante: maggiore è la volatilità implicita e maggiori sono le probabilità che l'attività sottostante si muova in una delle due direzioni così da coprire i costi del premio e giustificarne un prezzo più elevato. La volatilità è il fattore più difficile da quantificare ed è il fattore che impatta significativamente sul valore temporale di un'opzione. La volatilità è una misura del rischio (incertezza) o della variabilità del prezzo sottostante. Una elevata volatilità riflette attese per ampie fluttuazioni dei prezzi in un senso o nell'altro. L'aumento della volatilità si riflette maggiormente sulle opzioni out-the-money che a volte possono anche raddoppiare di prezzo con un aumento di volatilità anche di pochi punti percentuali.
La volatilità si esprime matematicamente come “deviazione standard annualizzata delle variazioni giornaliere di un titolo” e si distingue tra volatilità storica e volatilità implicita, ma è quest'ultima a darci la misura delle aspettative del mercato sul movimento del prezzo futuro del sottostante (che può essere ben diverso dal suo storico, che invece è facilmente quantificabile).
Nel modello Black-Scholes la volatilità è definita come la deviazione standard annualizzata delle variazioni giornaliere di un titolo ma esiste tuttavia un metodo per far elaborare la volatilità al mercato stesso. Questo metodo corrisponde con il calcolo della “volatilità implicita”, ossia la volatilità che il prezzo di mercato di un'opzione sta scontando. Questo metodo trae spunto dall'ipotesi del “mercato efficiente” ossia che il prezzo che il mercato esprime per quell'opzione sia generalmente corretto, quindi di fatto dal prezzo di mercato ricavo la volatilità dell'opzione.
La formula di Black-Scholes che è sempre stata utilizzata come modello matematico per definire il prezzo di un'opzione ha mostrato i suoi limiti nel corso della crisi del 2008 in quanto i valori teorici del modello erano decisamente diversi da quelli che esprimeva il mercato (la volatilità implicita era andata a valori mai visti prima).
• I dividendi e l'interesse free risk hanno un effetto minore sul valore dell'opzione; si riflettono solo nella misura in cui si ha un mancato reddito dovuto da un investimento della stessa somma in titoli privi di rischio e dai dividendi che si sarebbero percepiti se si avessero le azioni in portafogli.
Sebbene le opzioni siano considerate uno strumento speculativo adatto ad investitori esperti, la loro versatilità è tale che ne fanno uno degli strumenti maggiormente flessibili. Le opzioni possono proteggere oppure potenziare il portafoglio dell'investitore in tutte le fasi di mercato, siano esse rialziste, ribassiste o di andamento laterale (trading range).
Per molti investitori le opzioni sono gli strumenti migliori da utilizzare come copertura del rischio, come assicurazione contro la discesa dei prezzi: costoro spesso, se preoccupati da una eventuale discesa dei prezzi, anziché vendere il proprio portafoglio titoli, possono comprare delle opzioni put che danno loro il diritto di vendere le azioni sottostanti ad un prezzo da loro stabilito entro una certa scadenza.
A fronte del versamento del premio, l'investitore si è assicurato contro perdite dettate da movimenti del prezzo del sottostante sotto il prezzo di esercizio, mantenendo però la possibilità di beneficiare dell'apprezzamento dei titoli avendo mantenuto le proprie posizioni.
Gli investitori che usano le opzioni in questo modo (hedging o copertura) cercano di tenere sotto controllo le perdite potenziali.
In particolari situazioni come quando si verificano condizioni di disequilibrio dei prezzi per situazioni contingenti (tipo aumento di capitale), le opzioni si prestano molto bene per arbitraggi con l’attività sottostante (es: compro diritto e vendo l’azione).