Bollinger bands

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Le Bollinger bands sono state una brillante intuizione di John Bollinger, ex cameramen e oggi affermato e rispettato analista tecnico. Pochi software possono fare a meno di includere le sue bande fra i trading tools disponibili.

La storia delle trading bands è abbastanza articolata. I primi approcci, invero abbastanza rudimentali, consistettero in due medie mobili “shiftate” (cioé spostate verso l’alto o verso il basso) di una percentuale fissa, di solito +/- 4%. Successivamente Mark Chaikin perfezionò questa tecnica, intuendo che era opportuno impiegare percentuali diverse di spostamento, in modo da contenere comunque all’interno delle bande la maggior parte dei prezzi fatti segnare, e ad ogni modo occorreva tener conto delle diverse condizioni di mercato che si presentavano. Bollinger ha portato avanti questa evoluzione, legando l’ampiezza delle bande direttamente alla volatilità e in particolare ad una sua precisa misura, la deviazione standard (o scarto quadratico medio). In questo modo, si dispone di uno strumento che si modifica automaticamente al variare delle condizioni di mercato soddisfacendo così una esigenza cara al suo autore, quella di ”catturare” le variabili che hanno fatto la fortuna dell’approccio fondamentale e trasferirle nell’approccio tecnico (si pensi per esempio alle modifiche che subiscono certi trading systems al variare dei tassi di interesse).

La costruzione delle Bollinger bands è abbastanza semplice: in pratica sul grafico dei prezzi vengono tracciate tre medie mobili, una normale media mobile semplice a 20 giorni, e due medie mobili collocate al di sopra e al di sotto della media “madre” a secondo della deviazione standard; se per esempio la std a 20 gg. sarà pari a 3,7, riflettendo una volatilità abbastanza elevata, le medie verranno tracciate abbastanza lontano dai prezzi, appunto il 3,7% sopra o sotto la media madre; se viceversa fossimo in presenza di una bassa volatilità - e pertanto di bassi valori di std - le bande risulterebbero abbastanza vicine ai prezzi. A questo punto si possono fare una serie di osservazioni:

• un eccessivo restringimento delle bande è sinonimo di compressione di volatilità: i prezzi stanno per prendere una precisa direzione. A questo punto ci si servirà di altri strumenti per capire quale;

• spesso i prezzi, una volta raggiunte le bande, le seguono per parecchio tempo prima di invertire la tendenza: occorre pertanto non lasciarsi fuorviare e credere che una volta raggiunte le bande i prezzi invertano tendenza;

• si aggiunga che è possibile impiegare le Bollinger Bands congiuntamente ad altri strumenti: come suggerisce lo stesso Bollinger, se un titolo si trova sulla banda inferiore, mentre le letture dell’OBV e del Chaikin Money Flow (due indicatori molto apprezzati dal Nostro) sono positive, siamo in presenza di un segnale di acquisto; di converso, se, dopo aver ricevuto un segnale di acquisto, i prezzi salgono fino a portarsi a ridosso della banda superiore, mentre il Money Flow e l’OBV sono negativi, siamo in presenza di un segnale di vendita.


Bollinger.jpg
Bollinger Bands


Per stabilire quale sarà la direzione più probabile e il momento in cui la direzionalità ha luogo, ci si serve di altri indicatori, come il %B e il BBW.


Vedi anche: