Trend

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«La diversificazione è una protezione contro l’ignoranza.
Non ha molto senso per quelli che sanno cosa stanno facendo.»

(Warren Buffett)


Sappiamo dal principio fondamentale della teoria di Dow che "i prezzi si muovono secondo una tendenza", il compito dell'analista tecnico è individuare queste tendenze e seguirle.

Tutto qui. In effetti la tendenza o trend non è altro che la direzione del mercato, riuscire ad individuarla permette di impostare dei profittevoli trade da mantenere fino all'inversione della tendenza in atto. Tuttavia molti investitori, vuoi per la limitata disponibilità finanziaria, vuoi per l'effetto “casinò” del tradare on-line, hanno portato progressivamente in secondo piano l'importanza fondamentale dell'analisi del trend.

Difficilmente, infatti, chi inizia ad interessarsi al trading viene attirato dall'analisi del trend con la conseguente costruzione di un portafoglio, il novello aspirante trader preferisce approcciare all'analisi intraday o peggio allo scalping dedicando all'analisi tecnica grafica pochissimo tempo. Che grosso errore!

L'investitore alle prime armi anche quando comincia a studiare il trading dalle basi le accantona subito, convinto dell'importanza di apprendere tecniche sofisticate e incapace di individuare una semplice direzione di mercato. Prima di pensare allo scalping o all'analisi intraday veloce è necessario e indispensabile conoscere alla perfezione le dinamiche del mercato per riuscire a capire tecnicamente la qualità del rialzo o del ribasso.

Tendenza al rialzo e al ribasso

Si è in presenza di una tendenza al rialzo (bull market) quando ogni minimo relativo è maggiore del precedente, in questa fase crescono sia i prezzi che i volumi intermediati che via via attirano nuovi investitori.

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Prezzi che iniziano in basso a sinistra e che finiscono in alto a destra. Classico trend al rialzo.


Al contrario una tendenza al ribasso (bear market) è caratterizzata con prezzi calanti e volumi crescenti dove ogni massimo relativo è inferiore al precedente. Dow spiegava tale fenomeno con una suggestiva analogia con il flusso e riflusso delle maree, un mercato al rialzo è paragonato alla fase crescente della marea durante la quale il fronte delle acque, pur retrocedendo tra un'ondata e quella successiva, guadagna costantemente terreno. Per un mercato al ribasso vale l'analogia opposta. Il primo segnale di una possibile inversione di tendenza sarà dato dal fallimento del mercato nel creare un nuovo massimo (minimo) più alto (basso) di quello precedente.

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Prezzi che iniziano in alto a sinistra e che finiscono in basso a destra. Classico trend al ribasso.


Il trend neutro

Come ultima classificazione basata sulla direzionalità, ma non meno importante, c'è il trend neutro o tendenza laterale (Sideways Trend) dove i prezzi si muovono lateralmente senza dare spunti operativi di rilievo, a brevi fasi di crescita seguono fasi di calo e i prezzi si mantengono più o meno allo stesso livello.

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Prezzi senza una direzione definita e che finiscono a destra, più o meno in centro. Classico trend laterale o indefinito.


Secondo stime prudenti, per quasi un terzo del tempo i mercati si muovono in maniera orizzontale (in trading range), in un contesto di sostanziale equilibrio fra compratori e venditori. L'identificazione di questo trend è molto importante visto che sovente i trader cercano di cogliere i livelli estremi dei prezzi restando, a volte, ingessati in situazioni di mercato senza tendenza. Ovviamente è possibile osservare le classificazioni appena accennate anche nei grafici intraday, dove possiamo ritrovare gli stessi trend presenti su grafici settimanali, mensili o annuali.

Il tempo nel trend

Se, oltre a considerare la direzione, consideriamo il tempo, per individuare una tendenza si potranno riconoscere diversi tipi di trend. Il trend primario, (Major Trend) inteso come la tendenza principale in atto che prende in considerazione i cicli pluriennali dei prezzi e fornisce indicazioni sulla direzionalità di lungo periodo (da 2 a 4 e più anni), il trend secondario, (Intermediate Trend), costituito da movimenti di correzione all'interno di un trend principale (da alcuni mesi ad un paio d'anni) e per finire il trend terziario (Minor Trend) dato dalle fluttuazioni di breve periodo all'interno del trend secondario la cui durata non supera i due mesi.

Ovviamente il day trader ragiona in termini di rilevazioni all'interno della giornata, spesso con grafici a 5 minuti ma a volte con grafici di ampiezza ancora più ridotta. Altre volte il day trader si basa su grafici a 15 minuti considerando però, nella ricerca dei supporti e resistenza chiave, anche le giornate precedenti, fondendo cioè l'analisi multiday con quella intraday.

La probabilità di inversione di una tendenza primaria è maggiore se il mercato è già stato soggetto ad una fase di accumulazione o distribuzione, caratterizzate da volumi di contrattazione che lievitano notevolmente. L'importanza di saper distinguere tra un valido movimento secondario e il primo stadio di una nuova tendenza primaria appare ora evidente, il ciclo dei prezzi ne rappresenta il modello teorico ideale. Questa è forse la parte della teoria più difficile da interpretare, ma è senza dubbio quella decisiva.

Se si vuole impostare un'operazione tecnicamente bisogna necessariamente tenere in debita considerazione il trend in atto, sia per il posizionamento degli stop che per misurare la rischiosità dell'investimento; focalizzando l'attenzione sui trend di brevissimo periodo si corre il rischio di stressare l'operatività e di non riuscire a cogliere i movimenti veramente profittevoli dei titoli.

La forza del trend

Non esiste un prezzo troppo alto per le corna di un toro ne troppo basso per le unghie di un orso, il come i prezzi però raggiungano i livelli lo si misura in base alla forza del trend, che viene definito:

1) lineare quando i prezzi presentano una crescita con un tasso invariato nel tempo;

2) esponenziale quando la crescita dei prezzi è ampia e violenta con contrattazioni frenetiche, gap e strappi dei prezzi, tipico delle fasi terminali dei movimenti.


Generalmente è associato all'incremento di forza della trendline un incremento del rischio di uno storno, in altre parole si è in presenza di un'accelerazione del rapporto di crescita precedente tra il tempo e il prezzo.

I movimenti però non sono tutti uguali, i trend al ribasso sono molto più veloci dei trend al rialzo. Questo avviene perché in un trend al rialzo intervengono investitori caratterizzati da diverse aspettative che, costruendo gradualmente e in momenti diversi le loro posizioni, danno alla tendenza una conformazione fluida, inoltre in un trend al rialzo esistono molteplici punti ottimi di ingresso ma solitamente solo un punto tecnico di uscita.

Inoltre nel trend al ribasso la principale esigenza degli investitori è di mantenere le plusvalenze realizzate, e di porsi al riparo dal ribasso dei corsi, proprio per questo tutte le diverse categorie di operatori si affacciano congiuntamente al mercato, dando al trend una velocità maggiore.

Una riflessione...

Cartesio, filosofo francese, ha scritto: "È molto più facile che la verità venga scoperta solo da pochi, piuttosto che da molti"... Tradotto per i trader, significa che "quando la direzione del trend è ormai chiara a tutti, ci sono delle buone probabilità che cambi"...

Un pensiero bellissimo, peccato che sia nel DNA degli aspiranti trader non riuscire a seguire il trend e pensare che, quando una cosa è palese, probabilmente cambierà direzione. I trend più forti hanno prodotto strade lastricate di lapidi, l'epitaffio è sempre lo stesso:

Qui giace un conto di trading la cui morte finanziaria è sopraggiunta prima che l'inversione dei prezzi si compiesse.
Ma non siate tristi, le idee non muoiono mai e, prima o poi, il movimento finirà.
Allora l'evidenza coinciderà con il cambio di opinione.

Un aspirante trader contrarian cronico, in altri termini, avrà sempre un motivo apparentemente valido per non seguire il trend. Almeno fino a quando finirà i soldi, poi potrà impiegare il proprio tempo ad affermare che l'analisi tecnica non funziona...

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