Bernard Madoff

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«La strategia è strategia. E i risultati sono risultati.»
(Bernard Madoff)


Bernard Madoff in una foto del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

Bernard Madoff nasce a New York il 29 aprile 1938 da una famiglia di origine ebraica e, fin da giovane, dimostra di avere fiuto e talento per la gestione del denaro. A 22 anni inizia la sua avventura nel mondo della finanza, con i soldi risparmiati dal suo lavoro estivo come bagnino a Long Island, la spiaggia dei newyorkesi facoltosi, fonda la sua prima società, la Bernard Madoff Investment Securities.

I clienti non mancano e la sua reputazione cresce negli anni, l'attività della sua società spazia dalla negoziazione titoli allo sviluppo di piattaforme elettroniche di trading per azioni e derivati, attività per le quali ha avuto come partner le più prestigiose firme di Wall Street, da Goldman Sachs a Merrill Lynch. Nell'83 è diventato uno dei primi membri americani del London Stock Exchange, è tra i pionieri della borsa elettronica e nel 1990 diventa presidente del Nasdaq. Conosciuto e stimato anche per la sua attività filantropica e le sue generose donazioni, Madoff ricopre negli anni molte cariche nelle più importanti istituzioni culturali della città di New York. La sua fama, in particolare nella comunità ebraica, è talmente forte che viene soprannominato “Jewish Bond”, l'obbligazione ebraica, per la sua sicurezza e stabilità.

Il sito web della società dice di Bernard Madoff: "has a personal interest in maintaining an unblemished record of value, fair dealing and high ethical standards".

Madoff è giunto ai vertici di Wall Street, tra i suoi clienti ci sono banchieri di tutto il mondo, personaggi dello spettacolo, imprenditori e ignari investitori, tutti attirati dai rendimenti elevati che venivano promessi.

I rendimenti passati non sono garanzia di quelli futuri. Questo diffuso e famoso disclaimer non sembrava valere per Madoff che, effettivamente ogni anno, sia rialzista che ribassista riusciva a guadagnare circa il 10%. Sempre.

Madoff non doveva far molto per trovare nuovi clienti, lui ci metteva la faccia, era conosciuto ed era stato addirittura presidente del Nasdaq, gli investitori facevano la fila per investire con lui il proprio denaro. Ufficialmente Madoff comperava e vendeva titoli per conto di altri broker e istituzioni, era, in altre parole un grande market maker. I suoi guadagni erano giustificati proprio dall’attività di intermediazione che, grazie alla sua particolare posizione sul mercato, gli permetteva di guadagnare piccole somme su un transato enorme.

Come facesse a guadagnare queste piccole somme era un mistero, a chi chiedeva lumi Madoff rispondeva che era una strategia proprietaria, un segreto professionale. Ma comunque erano in pochi a porsi domande, quello che contava erano i profitti, le poche commissioni di gestione e di performance e l’attività certificata.

Nel 1999 Harry Markopolos, un dipendente di una società concorrente di Madoff, informa la Sec di Boston che le strategie del fondo di Madoff sono irrealistiche, a fine del 2005 Markopolos denuncia nuovamente alla Sec che: «Madoff Securities è il più gigantesco schema Ponzi del mondo», ma le sue accuse cadono inascoltate.
La crisi del 2008 blocca nuovi afflussi di capitale e cominciano i disinvestimenti, Madoff non riesce ad arginare il flusso negativo di denaro, pressato da 7 miliardi di riscatti che non è in grado di onorare, il 10 dicembre 2008 si autodenuncia alle autorità, l’11 dicembre quando gli agenti dell’FBI, su mandato della procura di New York, sono andati nel suo appartamento da 5 milioni di dollari nel cuore di Manhattan per arrestarlo, Madoff, celebre trader di Wall Street ed ex direttore del Nasdaq ha candidamente dichiarato di non avere spiegazioni innocenti per giustificare il buco da 50 miliardi di dollari, cinque volte il crack di Worldcom del 2002.

Sono state truffate fondazioni benefiche, organizzazioni caritatevoli, amici da una vita e perfino la fondazione per le vittime dell'olocausto. Il “metodo proprietario” di fund management era lo schema Ponzi in cui il denaro dei nuovi sottoscrittori serviva a pagare gli interessi. Nessun investimento rilevante, solo un semplice schema Ponzi.
«Sono un uomo finito, non ho più nulla, ho perso circa 50 miliardi di dollari», queste le parole che Bernard Madoff avrebbe detto ai suoi dipendenti poco prima di essere arrestato. La Sec, il gendarme della borsa americana, non si era accorta di nulla.

Bernard Madoff non era un ambiguo personaggio che agiva nell'ombra, il suo operato era sotto gli occhi di tutti, era una personalità nota e rispettata e quindi se qualcuno come Madoff ha potuto agire indisturbato in questo modo allora tutti lo possono fare e quindi nessuno è al riparo da inganni e truffe.

Ma com’è stato possibile che nessuno si sia accorto di nulla per anni? Chi controllava i conti truccati?

Il revisore contabile, che in teoria dovrebbe fare le pulci ai conti, non era una grande “firma” come Doloitte, o KPMG o Ernst & Young o PWC, ma uno sconosciuto revisore, la “Friehling & Horowitz”, che contava solo tre dipendenti: un partner ultrasettantenne residente in Florida, una segretaria e un impiegato. Una cosa molto strana, tanto che la società di consulenza per hedge fund Aksia di New York, sul finire del 2006, aveva messo in guardia la propria clientela proprio dopo aver scoperto chi revisionava i conti di Madoff.

La dimensione della truffa appare da subito drammatica e una prima stima delle maggiori esposizioni fa immediatamente capire la gravità della truffa. Non sono quindi persone sprovvedute i clienti di Madoff ma anche gestori di altri hedge fund.

Madoff ha perpetrato la più grande truffa di tutti i tempi con il più grande schema Ponzi di tutta la storia anche se tra i due personaggi sembrano esserci distanze siderali. Madoff appartiene al mondo della finanza e della filantropia, era un membro accettato nelle più facoltose e potenti élite. Ponzi era un poveraccio, un immigrato italiano che si era creato una clientela presso altri immigrati e lavoratori comuni attirati dai facili e veloci guadagni promessi.

L'affare Madoff dimostra che anche le più grandi banche possono essere colpite da sistemi del genere, per alcuni commentatori finanziari anche i titoli di stato USA, e anche quelli della maggior parte degli stati, sono ormai assimilabili a schemi Ponzi che reggono finché c'è fiducia e la raccolta tiene.

Il 13 marzo 2009 inizia il processo, Madoff arriva in tribunale di prima mattina, indossa un elegante abito grigio e sotto, ben celato, un giubbotto anti-proiettile.
Il giudice Denny Chin legge gli undici capi di imputazione tra cui frode, riciclaggio, spergiuro, furto e poi chiede: Come si dichiara? Colpevole o innocente?

Sottovoce, consapevole che l'ammissione rischia di costargli tecnicamente fino a 150 anni di prigione ma che, in pratica, anche con una condanna più mite con grande probabilità morirà in un penitenziario di massima sicurezza, Madoff risponde: Colpevole.

Bernard Madoff, ex presidente del Nasdaq viene condannato a 150 anni di carcere. Dopo la lettura della sentenza nell’aula di tribunale si è levato un fragoroso applauso anche se ben difficilmente il 71 enne Madoff sconterà integralmente la sua condanna.

Citazioni:

  • "La persona che acquista una quota di azioni è convinta di sapere qualcosa che l'altro che vende a lui non lo sa. Non c'è gioco a somma zero a Wall Street".
  • "La strategia è strategia. E i risultati sono risultati."

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