Demand Index
È un indicatore prezzo-volume sviluppato da James Sibbet, editore della pubblicazione Let's talk Silver and Gold (Sibbet Publications, 61 South Lake Avenue, Pasadena, CA 91101), il cui scopo è quello di misurare "artificialmente" l'upside e il downside volume per i mercati e/o titoli per cui queste statistiche non siano disponibili.
Negli Stati Uniti, infatti, sono seguitissimi gli indicatori di breadth costruiti rapportando in qualche modo gli scambi fatti registrare dai titoli che hanno chiuso al rialzo a quelli relativi ai titoli che hanno chiuso al ribasso. Partendo dall'identificazione della buying pressure e della selling pressure, si combinano prezzo e volumi, in modo da pervenire ad un indicatore che il più delle volte si comporta da leading indicator delle tendenze dei corsi.
I volumi anticipano i prezzi
La premessa alla base del Demand Index infatti è quella secondo cui i volumi anticipano i prezzi. La costruzione del Demand Index è molto complessa, qui basti ricordare che sarebbero necessarie 21 colonne di un foglio di calcolo e che la formulazione originaria prevede l'indicatore visualizzato su una scala avente +0 come massimo, 1 al centro e -0 al minimo. Risulta comunque evidente come ci si trovi di fronte ad un indicatore la cui banda tipica di oscillazione va da -50 a +50; rare sono le letture superiori al valore assoluto di 50.
Demand Index con media mobile esponenziale a 21 giorni. Notate l’accuratezza dell’incrocio, così come ben difficilmente l’indicatore si spinga oltre la fascia -50/+50. Da rilevare le divergenze.
Principi da rispettare
Ci sono una serie di principi da rispettare per utilizzare il Demand Index:
1) data la sua natura anticipatoria, divergenze tra i prezzi indicano imminenti inversioni di tendenza, ovvero forza o debolezza a seconda che si tratti di divergenza positiva o negativa;
2) le divergenze sono di maggior significato qualora si verifichino a notevole distanza di tempo;
3) dopo un picco nel Demand Index, non è infrequente assistere ad un nuovo rally nei prezzi;
4) non è raro assistere alla formazione dei più comuni pattern grafici, testa e spalle, soprattutto, ma anche canali. In questo caso, la rottura che si ottiene rappresenta solo un advance breakout, ovvero un segnale anticipatore da congiungere ad altre indicazioni grafiche derivanti dall'analisi dei prezzi;
5) una formazione peculiare del Demand Index è lo smooth top, osservato per primo da Martin Pring: anche se l'indicatore non sperimenta un top definibile tale in senso stretto, si muove in direzione orizzontale per un considerevole lasso di tempo: questo indica che l'equilibrio fra domanda e offerta è estremamente delicato. Di conseguenza, quando il Demand Index si allontana definitivamente dalla zona di eccesso, fornisce un affidabile segnale di vendita;
6) qualora l'indicatore oscilli stancamente intorno allo zero per un considerevole periodo di tempo, si viene a delineare una situazione di "stanca" che però non è destinata a durare per molto: in questi casi i prezzi rispondono tipicamente prendendo una precisa direzione.
Altre utili indicazioni operative si otterranno dall'osservazione del superamento dello zero, in un senso o nell'altro (l'indicatore, in questo caso, comportandosi come lagging indicator, segnalerà l'inversione di tendenza), così come indicato è l'impiego di una media mobile esponenziale a 21 giorni. L'osservazione empirica permette di considerare le rotture conseguenti come sufficientemente affidabili, sempre però in un'ottica di segnalazioni di allerta.
Non esistono statistiche disponibili sulle performances dell'indicatore in questione, ci viene ancora una volta in aiuto lo studio del duo Colby-Meyers, che ha ottenuto dall'applicazione del Demand Index un profitto di circa 63 punti di NYSE Composite Index (dal 1968 al 1986), molto al di sotto di quanto prodotto dal benchmark del 40 weekly moving average crossover.
Ancora una volta va sottolineata la natura "leading" dell'indicatore, il quale pertanto non si presta da solo a strette considerazioni di trading, dovendo essere impiegato necessariamente in congiunzione con altri studi. I grafici in queste pagine tuttavia mostrano bene come il contributo che il Demand Index fornisce sia tuttavia non trascurabile.
Un esempio di utilizzo del Demand Index con Elliott e le Range Bars
Ci sono molti modi per fare trading basandosi sull'informazione ricavata dal movimento di questo indicatore.
Quello che è utile vedere quando si è dentro un trend, per esempio dentro l'onda più profittevole (onda 3), è quello di aspettare due massimi dell'indicatore che superano il livello 50 per un trend al rialzo (-50 se al ribasso) anche se basta che solo il primo massimo lo superi.
La divergenza da monitorare accade quando, a massimi crescenti del prezzo, corrispondono due massimi decrescenti sul D.I. come si vede sul grafico.
Sul grafico sono anche evidenziati dei pattern specifici che si formano solo con le Range Bars, che sono un valido punto di ingresso al mercato.