L'analista fondamentale

Da traderpedia.
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«Compra basso, vendi alto…» 


L’analista fondamentale, dopo aver definito le potenzialità di un’azienda, focalizza le proprie considerazioni sul valore futuro delle azioni delle società analizzate a confronto con il valore di mercato.

La valutazione di bilancio che gli analisti fondamentali hanno sviluppato, nel momento in cui viene resa nota stimola il movimento al rialzo o al ribasso delle quotazioni della società analizzata, condizionando la formazione delle opinioni degli investitori. Un ruolo così importante mal si concilia con il diffuso ottimismo dei report, tanto più che negli studi prodotti da intermediari coinvolti professionalmente in un’operazione societaria manca solitamente una qualsivoglia segnalazione di criticità sul titolo.

Per anni l’analisi fondamentale è stata la naturale contrapposizione all’analisi tecnica e solo recentemente si sono superate queste divisioni prendendo il buono da entrambe le tecniche. Gli analisti fondamentali sono classificabili in due grandi categorie: quelli che comprano sulla base di strategie bottom up, ovvero partendo dall’analisi del bilancio della società che intendono acquistare, e quelli che partono con una strategia top down che per dare un buy su un titolo devono prima di tutto analizzare la situazione economica generale, le interconnessioni fra le economie mondiali, le politiche monetarie dei singoli Stati, i cicli economici e così via.

Gli analisti fondamentali comprano esclusivamente sulla base dei bilanci societari e, diretta conseguenza, in funzione di quanto la società dovrebbe valere. Per farla breve e semplificando al massimo, la formula è la seguente: somma di tutto l’attivo e successiva sottrazione di tutto il passivo della società. Si divide il risultato per il numero delle azioni in circolazione e, se il risultato è parecchio più alto della quotazione del titolo, si compra, se è pressappoco uguale non si fa nulla, se è parecchio più basso si vende.

Svolgono sicuramente un lavoro che è molto più difficile di quello dell’analista tecnico, godono di ampia stima nei settori finanziari, la maggior parte di loro possiede una straordinaria professionalità. Gli analisti fondamentali che operano attivamente sono in numero nettamente inferiore rispetto agli analisti tecnici, proprio a causa dell’elevato livello di specializzazione che è loro richiesto.

Gli analisti fondamentali sono coloro che hanno scelto di arrivare, per la via più lunga e più difficile, alla formulazione delle previsioni sull’andamento delle quotazioni, sono spesso preceduti dagli analisti tecnici che il titolo lo hanno visto partire al rialzo sul grafico alcuni mesi prima. In compenso, quando entrano su un titolo sbagliato, impiegano regolarmente dei mesi per accorgersi che gli analisti tecnici quel titolo lo avevano venduto tanti punti percentuali più in alto.

Un buon analista fondamentale incontra svariate difficoltà nel suo lavoro e deve necessariamente specializzarsi in settori economici o determinate società. Per esaminare un titolo impiega molto più tempo e risorse di quante necessitino ad un analista tecnico, per il quale un grafico è un grafico e i segnali di acquisto o vendita che ne derivano sono unicamente riconducibili alla dinamica dei prezzi. In Italia, per gli analisti fondamentali, le cose si complicano a causa del complesso meccanismo delle relazioni aziendali sviluppato tra scatole cinesi, partecipazioni incrociate, bilanci ufficiali ed ufficiosi, contabilità parallele ed uffici off-shore, in cui trovano un ambiente concretamente ostile alla loro sopravvivenza.

Data la loro particolare natura, i più bravi valgono tanto oro quanto pesano e lavorano per grosse società di gestione fondi, e con le loro scelte riescono a muovere patrimoni di rilevante entità. L’analista fondamentale quando arriva a gestire somme particolarmente ingenti, assume di diritto il titolo di “guru della finanza” e inizia a scrivere e divulgare report sui titoli.

L’analisi fondamentale fornisce quindi alcuni indicatori per valutare, tramite il confronto con altre azioni, se un titolo è sottovalutato o sopravalutato.

Alcuni di questi indicatori sono:

• Book value: patrimonio netto diviso per il numero di azioni in circolazione
• Earnings per share (Eps): utili netti divisi per il numero di azioni in circolazione
• Price to book value: prezzo del titolo diviso per il book value
• Price earnings: prezzo del titolo diviso per l’Eps

In ogni caso, va ricordato che anche il migliore analista al mondo non sarà mai in grado di analizzare un titolo correttamente se i dati di bilancio sono alterati.

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Un bel giorno, un uomo incontrò per la sua strada un pastore con un enorme gregge.
Disse l’uomo al pastore: «Scommette cento dollari contro una delle tue pecore, che riesco ad indovinare l’esatto numero delle pecore del tuo gregge».
Il pastore ci pensò un po’ su, poi, pensando che il gregge era davvero numeroso, accettò la scommessa.
«983!», disse l’uomo.
Il pastore trasalì! Il numero era esatto! «Ok, sono un uomo di parola. Prenditi pure la bestia».
L’uomo ne prese una e iniziò ad allontanarsi.
«Un momento! - esclamò il pastore - Dai a me una possibilità.
Scommetto un’altra pecora contro la tua che indovino la tua occupazione».
L’uomo sembrava sicuro di sé. «Tu sei un economista di un istituto di ricerche pubblico».
«Sconvolgente! - rispose l’uomo - hai indovinato! Ma come hai fatto?».
«Beh - rispose il pastore - metti giù il mio cane e te lo dico...».

 

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