Il fiore che fece impazzire gli uomini

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«Preso individualmente, ciascuno è tollerabilmente sensibile e ragionevole;
ma come membro di una folla, subito diventa stupido».

(Friedrich von Shiller)

La prima bolla speculativa documentata

Un tulipano, conosciuto come "il viceré", il cui prezzo oscillava fra i 3.000 e 4.150 fiorini, da 10 ai 15 anni di lavoro di un abile artigiano.

Solitamente le bolle speculative riguardano gli strumenti finanziari, ma la prima bolla documentata ha invece come insolito protagonista un fiore: il tulipano, conosciuto come il fiore che fece impazzire gli uomini.

I tulipani, il cui nome deriva dal turco «tullband», che significa copricapo, turbante, furono introdotti in Europa nel 1554 dal fiammingo Ogier Ghislain de Busbecq che ne spedì alcuni bulbi al botanico Carolus Clusius, responsabile dei giardini reali olandesi. Diversi da ogni altro fiore conosciuto, eleganti nella forma, dai colori intensi, ebbero subito un grande successo.

Nel 1593 iniziò la loro coltivazione nei Paesi Bassi e ben presto il tulipano divenne uno status symbol, un lusso da sfoggiare dal prezzo in costante e vertiginosa ascesa, tanto da portare i prezzi di un singolo bulbo a costare quanto 10 anni di lavoro di un abile artigiano.

Stemma Famiglia Van der Buerse.jpg

Le contrattazioni inizialmente si tenevano a casa del mercante Jacob van der Buerse, si ritiene che proprio dalla sua famiglia prese nome la Borsa valori, una famiglia veneta (il cui cognome era in origine "Della Borsa") trasferitasi in Olanda, e che si fregiava di uno stemma costituito da tre borse.

Molte contrattazioni erano svolte anche nelle taverne e tra privati in un turbinio di euforia ed entusiasmo, dopotutto i prezzi salivano senza sosta e apparentemente senza alcun pericolo.

Ai tulipani venivano dati i nomi più altisonanti, Vicerè, Generale, Ammiraglio, Ammiraglio van der Eijck dove al già altisonante nome si aggiungeva quello del coltivatore. La fantasia era il solo limite, arrivarono i Generali dei Generali e gli Ammiragli degli Ammiragli, arrivando anche ad utilizzare grandi condottieri, come Alessandro Magno o Scipio per imporre nomi altisonanti, evocativi.

Ogni battaglia, con nomi del genere, pareva vinta in partenza, ma nubi tempestose erano all'orizzonte e, quando nel 1637 i prezzi crollarono, molti ignari "investitori" persero tutto quello che possedevano in uno dei primi "cigni neri" che si ricordi.

Da allora le bolle speculative sono associate al fiore che fece impazzire gli uomini: il tulipano.

La speculazione senza controllo

Nella prima metà del XVII secolo le quotazioni dei bulbi di tulipano raggiunsero picchi di prezzo incredibilmente alti: tutti volevano comperare tulipani che aumentavano di prezzo vorticosamente cambiando ripetutamente possessore.

Tanto per farsi un’idea, il reddito medio di un lavoratore comune era di circa 150 fiorini annui, un falegname specializzato arrivava a 250 fiorini all’anno. Nel 1642 Rembrandt vendette il capolavoro “La milizia civica del capitano Frans Banning Cocq”, dipinto noto anche col nome di “Ronda di Notte”, per 1.650 fiorini, mentre pochi anni prima per il bulbo più famoso di tulipano, il Semper Augustus, fu pagata la cifra record di 6.000 fiorini.

"Sonanti monete d'oro per un Tulipano. Un soddisfacente affare per entrambi..."

I prezzi salivano senza sosta, alimentati nella loro crescita dai numerosi nuovi partecipanti all’euforia collettiva che aveva colpito sia gli speculatori che la gente comune. Nessuno voleva perdere l’affare del secolo e molti diedero in garanzia le loro proprietà per acquistare, anche a margine, i bulbi di tulipano.

Charles Mackay nel suo “Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds” del 1841, descrive in modo magistrale l’umore del paese mentre la speculazione divampava senza controllo:


Acquerello del XVII secolo raffigurante il Semper Augustus.

«Nel 1636 la domanda di specie rare di tulipani aumentò talmente che furono aperti regolari empori per la loro vendita ad Amsterdam, presso la borsa, a Rotterdam, Harlem, Leida, Alkmar, Hoor e in altre città. Dapprima, come avviene nelle infatuazioni per i giochi d’azzardo, la fiducia era alle stelle e tutti guadagnavano. Operatori in tulipani speculavano sull’aumento e sulla diminuzione delle scorte di bulbi e realizzavano lauti profitti acquistando quando i prezzi cadevano, vendendo quando salivano.

Molti divennero improvvisamente ricchi, un’esca dorata penzolava invitante davanti alla gente e uno dopo l’altro tutti si precipitavano agli empori di tulipani come mosche intorno a un barattolo di miele. Ciascuno era convinto che la passione per i tulipani sarebbe durata per sempre e che i ricchi di ogni parte del mondo avrebbero trasmesso i loro ordini in Olanda e avrebbero pagato qualsiasi prezzo fosse stato loro chiesto. I ricchi d’Europa si sarebbero accalcati sui litorali dello Zuider Zee e la povertà sarebbe stata bandita dalla fortunata terra d’Olanda. Nobili, cittadini, agricoltori, operai, marinai, persino spazzacamini e vecchie lavandaie si dilettarono nella speculazione sui tulipani.

Persone di ogni ceto convertirono le loro proprietà in contante per investirlo in fiori. Case e terre erano offerte in vendita a prezzi rovinosamente bassi o dati in pagamento di contratti conclusi al mercato dei tulipani. Gli stranieri furono colpiti dalla stessa frenesia e il denaro affluì in quella terra da tutte le direzioni.

I prezzi dei beni di prima necessità salirono di nuovo gradualmente: con loro crebbero di valore anche case e terre, cavalli e carri, e beni di lusso di ogni genere, e per qualche mese l’Olanda sembrò la vera anticamera di Pluto. Le operazioni commerciali divennero così vaste e intricate che si rese necessario redigere un codice di leggi per regolare l’attività degli operatori.

Nelle città più piccole, dove non esisteva una borsa, veniva scelta come “luogo di esposizione” la taverna principale, dove ricchi e poveri compravano e vendevano tulipani e confermavano l’accordo con sontuosi ricevimenti. A questi pranzi partecipavano talvolta due o trecento persone, e grandi vasi di tulipani in fiore venivano posti a intervalli regolari sui tavoli e sulle credenze per gratificare gli invitati durante il pasto».

Il business del secolo

Del tulipano esistono oltre 160 diverse specie che si diffusero in Europa nel corso del XVI secolo. Fu una vera e propria novità, e al fiore e alla sua coltivazione venne immediatamente attribuito un grande prestigio. I nobili e i nuovi ricchi vollero possederlo per farne sfoggio e i prezzi delle varietà più rare e belle iniziarono a crescere di pari passo con la domanda sempre più forte. I bulbi crebbero di prezzo senza sosta, tutti vollero partecipare al business del secolo e i prezzi divennero esorbitanti.

Una storia riferita per la prima volta nei Travels di Blainville racconta che un giovane marinaio, per aver portato notizie della spedizione di un carico di merci, fu ricompensato dal mercante con una gustosa aringa rossa prima di tornare ai propri commerci. Poco dopo il mercante si accorse della perdita di un bulbo di Semper Augustus del valore di 3.000 fiorini. Si mise alla ricerca del marinaio e lo trovò mentre, soddisfatto, finiva di mangiare insieme al pesce quella che aveva preso per una cipolla ma che in realtà era il prezioso bulbo. Non si conosce la sorte del marinaio ma è facile immaginare che abbia dovuto confidare sulla velocità delle proprie gambe per sopravvivere al costoso pasto.

La crescita dei prezzi sembrava inarrestabile, tutti erano contagiati dalla mania dei tulipani e quando mancava il denaro lo si prendeva a prestito utilizzando la leva finanziaria.

Non durò un secolo questo business, la satira, presente anche all'epoca, ci ha lasciato dei quadri emblematici della faccenda. Nell'immagine che segue gli "investitori" in tulipani sono rappresentati come scimmie vestite con abiti lussuosi, piene di denaro ma senza cervello, destinati a essere preda delle loro stesse aspettative irrealistiche.


Jan Brueghel the Younger, Satira nella Tulip Mania, c 1640

La cosa curiosa del commercio di tulipani dell’epoca è che, materialmente, quasi nessuno li vedeva, si comperava e vendeva il diritto a possederli. Venivano acquistati davanti a un notaio in una primitiva forma di contratto futures, dove, a differenza di un mercato spot, veniva consegnato il diritto su un bulbo di Tulipano in una data futura e ogni singolo contratto veniva comperato e venduto diverse volte. Nel pieno della bolla speculativa un contratto poteva passare di mano anche dieci volte in un solo giorno.

Lo short selling sui tulipani era vietato da un editto del 1610, ribadito e rafforzato più volte, precisamente nel 1621, 1630 e 1636. La tassa per il trading sui tulipani era pari al 2,5% limitata a un massimo di 3 fiorini. Quando nel 1634 anche i francesi cominciarono a richiedere massicciamente tulipani i prezzi ebbero un’ulteriore accelerazione.

Nel 1936, all’apice della sua diffusione, il bulbo di tulipano è il quarto prodotto esportato dai Paesi Bassi, preceduto solo da Gin, Aringhe e Formaggio.

I prezzi dei bulbi

Quattro buoi grassi 480ƒ
Otto suini grassi 240ƒ
Dodici pecore grasse 120ƒ
Due botti di vino 70ƒ
Quattro tini di birra 32ƒ
Due tonnellate di burro 192ƒ
1.000 libbre di formaggio 120ƒ
Un letto completo 100ƒ
Un abito 80ƒ
Una coppa d'argento 60ƒ
  • Nel 1623, un singolo bulbo di una famosa varietà poteva costare più di 1.000 fiorini, un prezzo che possiamo confrontare con il costo di alcuni prodotti.
  • Nel 1635 viene registrata una vendita di 40 bulbi per 100.000 fiorini. Il record assoluto spetta al bulbo Semper Augustus che raggiunge 6.000 fiorini di quotazione.
  • Nel 1636 i tulipani sono negoziati ovunque, ogni città ha il suo centro di contrattazione e nei villaggi più piccoli ci si incontra nelle taverne per negoziare gli acquisti e le vendite. Questo incoraggia chiunque ad acquistare tulipani e molti realizzano ingenti fortune. Ma molti altri stanno per perdere ogni cosa.
  • Nel 1637, non si sa per quale precisa ragione, qualcuno iniziò a vendere senza riacquistare, trovando compratori disposti ad acquistare ma con sempre maggiore difficoltà.


Le vendite generarono dapprima nervosismo, poi timore infine panico: la bolla scoppiò e i prezzi crollarono del 90% in pochissimo tempo, creando il panico isterico tra gli investitori e rovinando molti incauti compratori che avevano acquistato in leva dando in garanzia proprietà immobiliari. Il giornalista britannico Charles Mackay, nel suo libro “Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds”, riporta che a un certo punto della follia collettiva 12 acri (5 ettari) di terreno sono stati offerti per un solo bulbo di Semper Augustus.

Molti speculatori avveduti fecero ingenti fortune a spese dell’avidità altrui, ma molti fallirono e, nel giro di pochi giorni, agiati mercanti divennero mendicanti.

Una vera e propria mania di massa aveva contagiato un gran numero di persone che, incapaci di comprendere ciò che era successo, ricercarono inutilmente dei colpevoli e dei capri espiatori.

Il grafico che segue, costruito in base ai dati ricavati da Earl Thompson, un professione di economia che ha svolto interessanti lavori di ricerca su questo fenomeno, presenta le ultime concitate fasi della bolla speculativa. Il periodo è a cavallo tra il 1936 e il 1937, sono presenti poche rilevazioni certe dei prezzi, tuttavia il collasso dei prezzi è ben evidente.

I prezzi dei tulipani.png


Chi aveva contratto acquisti a termine a prezzi esorbitanti si rifiutò di onorare il contratto, vi furono inadempienze di massa e i tribunali, riconoscendo carattere di gioco d’azzardo al commercio di tulipani, nulla poterono fare per obbligare l’adempimento dei contratti. Ne seguì un impoverimento generale con una forte depressione dell’economia olandese.

Anche se, bisogna riconoscerlo, ancora oggi la coltivazione del tulipano persiste e si identifica con l’Olanda.

La causa scatenante del tracollo

Per diverso tempo si è ritenuto che il tracollo delle quotazioni dei tulipani fosse stato privo di un particolare innesco, semplicemente i prezzi smisero di salire e iniziarono a scendere. Si deve però a Earl A. Thompson , professore di economia, un interessante contributo per dirimere la questione della causa che scatenò il tracollo dei prezzi.

Il Parlamento olandese emise un decreto che cambiò il modo di considerare i contratti avente per oggetto i tulipani. Il 24 febbraio 1637, la Gilda dei fioristi olandesi, in una decisione che fu poi ratificata dal Parlamento olandese, annunciò che tutti i contratti di futures, scritti dopo il 30 novembre 1636 e prima della riapertura del mercato in contanti all'inizio della primavera, avevano lo stesso valore di un contratto di opzione. In altri termini gli acquirenti dei futures erano esentati dall’acquistare i tulipani e potevano compensare i venditori pagando una percentuale fissa del contratto pari al 3,5%.

Secoli dopo la storia si ripete...

La portata di questo mutamento fu enorme, se prima l’acquirente era legalmente obbligato ad acquistare l’oggetto del contratto ora poteva optare per il pagamento di un premio, una piccola penale per rinunciare al contratto. I contratti futures erano stati trasformati in opzioni.

Evidentemente, già a fine 1936 quando si sapeva dell'imminente novità, la speculazione si impadronì di questo innegabile vantaggio facendo velocemente impennare i prezzi, conveniva acquistare poiché il rischio era molto limitato. Quando poi questa riforma divenne effettiva le autorità si accorsero del danno che avevano causato, assolutamente opposto alle intenzioni. Tuttavia era troppo tardi e nessuno onorò i contratti quando cominciarono a scendere di valore, secondo Thompson la parte finale della Tulipanomania e il relativo tracollo furono la risposta razionale alle modifiche negli obblighi contrattuali.

Un monito senza tempo

Dialogo tra Waermondt e Gaergoedt in "the Rise and Decline of Flora" (1637). Lasciato volutamente in inglese.


Waermondt (True Mouth): "You offer me a lot and I do not know whether I dare accept. I fear once I start, I will want to go on with it, again and again. And as one wave drives on another, so one deal would bring forth the other, and so, methinks, it is better I stay with my poor business and my own profession. I make no great profit and suffer no great loss."

Gaergoedt (Greedy Goods): "That's well said. But could you not venture a little? You give no money till it's summer and then you have sold all your stuff; or if you have any on hand you plant it and it brings still more profit."

Waermondt: "It is well for those who have enough money, but for me I do not find it good advice. For if I have a penny, I must put it into my business."

Gaergoedt: "You can barely earn ten per cent on the money that is in your business, and even then only by giving a caution, but with Flora it is cent for cent. Yes, ten for one, a hundred for one, and sometimes a thousand."

Waermondt: "Vainly have I done such hard labor, and have many parents slaved and toiled. What need is there for merchants to have any style, or to risk their goods overseas, for the children to learn a trade, for the peasants to sow and to work so hard on the soil, for the skipper to sail on the terrible and dangerous seas, for the soldier to risk his life for so little gain, if one can make profits of this sort?"

Carro dei folli di Hendrik Gerritsz Pot, 1637. Il carro dei folli è seguito da tessitori che hanno abbandonato i loro telai, artigiani, nobili e spazzacamini, tutti a seguire una bandiera blasonata con tulipani. Flora, dea dei fiori, con le braccia cariche di tulipani si dirige inesorabilmente verso la distruzione in mare.

Quello che insegna la Tulipanomania a ogni Trader

Il tulipano resterà sempre l'emblema delle bolle speculative.

C’è qualcosa di molti simile alla bolla dei tulipani in ogni trend esplosivo dei prezzi. Molti acquirenti di tulipani sono diventati improvvisamente ricchi, come mosce sul miele erano incapaci di percepire l’eccezionalità del momento e l’inevitabile parabola che ogni quotazione conosce.

Allora gli “speculatori di tulipani” erano convinti che la passione per questo fiore sarebbe durata per sempre, ogni corte imperiale, ogni nobile e ogni ricco mercante avrebbe voluto e desiderato possedere Tulipani pagando ogni prezzo fosse stato loro richiesto.

Ogni trader professionista ha ben chiara la differenza tra prezzo e valore, giustificare, razionalizzare e capire un movimento è un puro e semplice esercizio di stile, non ha nessuna importanza il “perché” uno strumento finanziario cresce o scende di valore, è molto più utile indagare il “come” avviene un incremento o un tracollo delle quotazioni.

Anche ai nostri tempi i tulipani continuano a mietere vittime, ma non direttamente, in maniera più sottile, riproducendo la loro storia in altri strumenti finanziari, in titoli destinati a salire SEMPRE e a non scendere MAI, in titoli dove un crollo è un’opportunità d’acquisto.

Proprio come Enron, un titolo che a molti investitori piaceva a 90 e lo adoravano a 70 considerandolo a saldo. Impararono a odiarlo quando arrivò a 0.

Molti strumenti finanziari hanno andamenti che ricordano la tulipanomania, crescite incredibilmente estese e veloci seguite da tracolli inevitabili. Ogni trader dovrebbe studiare con grande attenzione la storia finanziaria perché si ripete sempre tutto, pur con piccole differenze.

Alcuni casi emblematici sono:

Curiosità

  • Secondo l'"Istituto Internazionale di Storia Sociale" (Internationaal Instituut voor Sociale Geschiedenis, Amsterdam) un fiorino, nell'epoca della bolla dei tulipani, aveva un valore pari a 10,28€ del 2002.
  • I tulipani normali non avevano quotazioni elevatissime, i record di prezzo spettarono a varianti rare, in particolare il Semper Augustus che deve i suo multicolori vividi e spettacolari a un virus, una malattia del tulipano chiamata "Tulip breaking virus", così chiamato perché "rompe" il colore del petalo.

Bibliografia

  • Mike Dash - Tulipomania: The Story of the World's Most Coveted Flower and the Extraordinary Passions It Aroused (1999) ISBN 0-575-06723-3
  • Anna Pavord - The Tulip (2004) ISBN 0-7475-7190-2
  • Mike Dash - La febbre dei tulipani. La prima grande crisi economica della storia (2009) ISBN 881703116X

Vedi anche: