Principi dell'analisi tecnica
E per vincere servono le stesse qualità richieste per ogni altro gioco: determinazione e flessibilità.»
(John Train)
I principi dell’analisi tecnica finanziaria, la cui origine si deve a Charles Dow, considerato il padre dell'analisi tecnica, sono tre:
1. I prezzi scontano tutto.
2. A stimoli identici corrispondono reazioni analoghe.
3. Il prezzo si muove secondo una tendenza.
Si tratta di dogmi che ogni analista tecnico deve comprendere profondamente prima di iniziare ad operare. Tutto si riconduce a questi tre principi, vediamoli nel dettaglio.
Il primo principio
- Il primo principio dell’analisi tecnica è che i prezzi scontano tutto.
Per sviluppare una corretta capacità di analisi operativa è necessario capire ancor più comprendere alcuni concetti che spesso vengono fraintesi. Innanzitutto l’unica variabile che ci fa perdere o guadagnare soldi è il prezzo, non il volume, non l’indicatore, non la divergenza ma il prezzo che sale o che scende. Per un investitore che compera c’è sempre uno che vende, altrimenti non ci sarebbe scambio alcuno. Quindi un titolo, per l’analisi tecnica, vale sempre e solo quanto quota.
Non può esistere il concetto di sopravvalutato o sottovalutato perché la nostra unica variabile è il prezzo e alla quotazione attuale possiamo acquistare e vendere. Tutt’al più il prezzo può essere carico di aspettative, speranze, ansie, paure che una volta sparite danno luogo a forti riallineamenti dei valori.
Il prezzo di un titolo altro non è che la sintesi di tutte le variabili che concorrono a formarlo. In esso sono incorporate le ansie, le paure o le aspettative di crescita. Tutte le notizie aziendali devono riflettersi sul prezzo: se la notizia è giudicata positivamente dal mercato il prezzo salirà, se il giudizio è negativo, il prezzo scenderà. Osservando solamente prezzi e volumi abbiamo la possibilità di renderci conto con largo anticipo se il titolo sta scontando notizie positive o negative. I prezzi scontano tutto, quello che a noi interessa sono gli effetti. Il nostro interesse deve concentrarsi sulla crescita o sul calo delle quotazioni non sulle cause del movimento.
Il fatto che il prezzo incorpori una parte irrazionale dovuta a paure o aspettative è uno dei fattori principali delle differenze di prezzo tra il valore di mercato di una determinata azienda (la capitalizzazione) e il suo valore reale (valore di bilancio). Tali differenze possono essere anche molto grandi, non possiamo però ritenere che un titolo sia sopravvalutato o sottovalutato solamente in base a tali differenze, il mercato ha sempre ragione. Sempre!
Diviene necessario richiamare il fatto che, per una persona che compra, ve ne è sempre una che vende altrimenti non potrebbe esserci quello scambio che viene registrato dal mercato. E chi vende ha, proprio perché pone in essere una vendita, un’opinione assolutamente opposta a quella di chi compra che giudica l’acquisto in quel preciso momento un affare, altrimenti se chi compera pensasse che i prezzi immediatamente o nel giro di poco tempo fossero destinati ad un calo aspetterebbe prima di acquistare.
Ugualmente chi vende è mosso da considerazioni opposte, pensa proprio che la vendita sia effettuata in un momento particolarmente ottimale quindi è vero che il compito dell’analista assume particolare delicatezza nelle fasi di indecisione, ma ciò nonostante il compito dell’analista è proprio quello di individuare la direzione del mercato e di classificarla ponendo in essere acquisti o vendite sempre e unicamente di tipo tecnico e non emotivo.
Il secondo principio
- Il secondo principio dell’analisi tecnica si basa sulla convinzione che a stimoli identici corrispondano reazioni analoghe.
La sociologia lo insegna, le masse tendono a muoversi con un effetto valanga inarrestabile. Quando la paura si insinua nella psiche collettiva non vi è più la mediazione della ragione, tutto diviene istinto e, per questo, i mercati finanziari sono una splendida palestra per cercare di capire la psicologia delle masse.
Al verificarsi di determinati avvenimenti o in specifiche condizioni, la massa degli investitori tenderà ad agire sempre nello stesso modo tanto che a Wall Street è stata coniata un’espressione poco lusinghiera per descrivere la massa non consapevole di investitori: “parco buoi”.
Ogni azione che compiamo, nella vita reale, è condizionata da stimoli esterni, le nostre stesse opinioni, i nostri principi di vita o il credo religioso sono tutte condizionate da stimoli esterni. Allo stesso modo la fiducia o la paura, la speranza o il timore sono frutto di percezioni esterne che in borsa trovano terreno fertile. L’enorme diffusione dei mass media è indubbiamente un fatto positivo ma sottopone l’investitore a un forte sovraccarico di informazioni, magari in contraddizione fra loro, spesso e volentieri costruite ad arte.
Un buon analista tecnico deve avere il diritto di non essere informato. Tuttavia poiché i prezzi sono la valutazione che il mercato dà di un titolo e poiché queste valutazioni sono espresse e accettate da persone è utilissimo conoscere la storia finanziaria, i crolli, i boom di borsa e le relative euforie finanziarie.
Tutto si ripete in un ciclo senza fine.
Il diritto a non essere informato deve essere parte del nostro metodo di trading. Indagando gli effetti la causa non è mai necessaria, anzi spesso distoglie dall’essenziale.
Nel 2001 i corsi di Enron, la settima compagnia statunitense per dimensioni, iniziarono a scendere violentemente da 90 dollari a pochi centesimi prima di fallire. La società era apparentemente sana ma in realtà, grazie a contabilità alterate, si erano gonfiati gli utili all’inverosimile e quando il mercato iniziò a sospettarlo le vendite furono copiose.
Ma, a chi furono venduti i titoli durante il crollo? Agli investitori che non utilizzavano il prezzo come valutazione di acquisto ma che al contrario erano convinti che il mercato sbagliasse. Il mercato ha sempre ragione! La nostra piccola Enron è Parmalat, che ha fatto la stessa fine prima di essere ricostituita.
Ancora una volta la storia si ripete.
Il terzo principio
- Il terzo principio assume che il prezzo si muove secondo una tendenza.
Il compito dell’analista tecnico è di individuare e classificare le tendenze dei prezzi impedendo acquisti o vendite contrarie al trend in atto. Una volta individuata la direzione del mercato l’analista pone in atto la strategia più semplice, segue il trend fino a quando non ci saranno chiari segnali che si sia invertito.
Ovviamente possiamo avere vari tipi di tendenze, tendenze al rialzo, tendenze al ribasso, tendenze laterali o comunque nervose che pongono poi l’analisi del mercato difficile. In effetti non dobbiamo dimenticare che nelle fasi non proprio chiare possiamo avere delle letture delle tendenze anche discordi tra loro a seconda del time frame che adottiamo, le tendenze primarie vanno ricercate su periodicità settimanali, quelle di breve su osservazioni giornaliere o intraday.
Ma il vero crollo è avvenuto negli anni seguenti quando la tendenza primaria era chiaramente ribassista.
Chi non ha saputo vedere il cambiamento di tendenza ha nutrito il proprio portafoglio solo di speranze.
Una grande verità
Molti investitori hanno delle grandi difficoltà a capire la tendenza di un titolo leggendo un grafico, tuttavia la lettura deve essere semplice: se i prezzi iniziano in alto a sinistra e finiscono in basso a destra siamo in presenza di un trend ribassista, se i prezzi iniziano in basso a sinistra e finiscono in alto a destra, siamo in presenza di un trend rialzista.
Rifletteteci, può sembrare una battuta ma col tempo capirete che racchiude una grande verità.