La pianificazione della strategia operativa

Da traderpedia.
Versione del 24 apr 2012 alle 10:12 di imported>Stefano Fanton
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“Le tre qualità essenziali all'addestramento sono: grande fede, grande dubbio, grande sforzo.”


Prima di affrontare uno dei tasselli fondamentali per l’attività di speculazione vi riassumo citando un pensiero di Jesse Lauriston Livermore, un famosissimo trader, il succo della questione:


….”Un uomo capace di non commettere errori può far suo il mondo in un mese. Ma se non è capace di trarre profitto dai propri errori non farà suo un bel niente” …. ”Un uomo può scusare i propri errori solo capitalizzandoli in futuri profitti…”


Costruire ed applicare un trading system risponde esattamente a questa esigenza, ovvero alla capitalizzazione dei propri errori. Il successo negli affari deriva da una buona pianificazione delle nostre attività, imponendoci un ordine ed una disciplina i risultati saranno senz'altro migliori. Sono poche le attività dove la pianificazione sia maggiormente richiesta che nell'attività borsistica, basta riflettere su cosa ricordate delle motivazioni che vi hanno portato a chiudere un’operazione in perdita e sulla quantità di volte che si è finito per comperare ai massimi e vendere ai minimi. Annotare le motivazioni e registrare le operazioni, sia in utile che in perdita, permette di evidenziare gli errori ricorrenti ed evitare di commetterli nuovamente costruendo una metodologia che si riveli vincente nel tempo. Molti investitori, pur condividendo apertamente questo concetto, non possiedono un piano di trading e non tengono sotto controllo il rischio, in questo caso i risultati ottenuti non sono ottimizzati poiché non sono sfruttati tutti i segnali operativi e il guadagno o la perdita sono frutto del caso o di una particolare situazione di mercato. Molti investitori inconsapevoli, guidati dalla propria avidità, trascorrono le giornate alla deriva, qualsiasi quantità di guadagno realizzato non è mai sufficiente e qualsiasi perdita non si monetizza sia per il bisogno di recuperare che per l’incapacità di accettarla. La maggior parte delle transazioni effettuate da queste persone sono solo il risultato delle raccomandazioni di altri e non di una rigorosa strategia operativa.

Nella costruzione di un trading system, che in ultima analisi è la nostra strategia operativa automatica, dobbiamo sempre aver chiari e presenti alcuni elementi:

il motore operativo che contenga le regole fondamentali della nostra strategia, lo strumento finanziario da utilizzare per la strategia, il tipo di operatività e il time frame dei dati;
le cose da fare e da non fare in un’ottica di gestione del rischio, ad esempio se operare anche in apertura o saltare la fase più volatile, se uscire prima del rilascio dei dati economici, se usare il trailing profit o meno;
la gestione degli eventi operativi, e quindi se utilizzare il sistema come supporto decisionale o come sistema non discrezionale, se gestire manualmente le quantità da utilizzare nei trade;
l’arco temporale ovvero l’operatività da adottare che può essere frenetica come quella dello scalper o più tranquilla prevedendo anche il mantenimento overnight delle operazioni;
lo stop loss inteso come entità massima della perdita che si è capaci di sopportare sia emotivamente che finanziariamente;
l’obiettivo di guadagno che condiziona sia il tipo di sistema che la frequenza dei segnali.

Come rappresentare quindi un sistema che racchiuda tutte queste condizioni? Che tipo di filosofia costruttiva deve stare alla base del nostro trading system? Il lancio di una moneta evoca la casualità assoluta, è forse questo l’oggetto che meglio rappresenta la filosofia che sta alla base del trading automatizzato?


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Sicuramente una moneta rappresenta meglio di qualsiasi altro oggetto le diverse dinamiche operative che si possono associare al trading. Posso associare un lato all’acquisto, l’altro alla vendita e decidere infine di non operare semplicemente evitando di lanciare in aria, esposta ai magisteri del fato, la moneta.
Un concetto banale, talmente semplice da essere quasi sempre ignorato dalla maggior parte degli investitori. Eppure anche nel trading discrezionale ci troviamo sempre a dover decidere se comperare, vendere o come si usa dire in gergo tecnico, stare alla finestra.

Non solo, spesso ci si imbatte in sistemi redditizi ma con il solo 50% delle operazioni in gain, come è possibile? La risposta è semplice, il guadagno medio per operazione è nettamente superiore alla perdita media. Un buon sistema può avere il 50% di operazioni in guadagno con un rapporto profitto/perdita di 1.60, in altre parole quando un’operazione genera 1€ di loss ne arriva una che genera 1.6€ di gain.

Nella costruzione di un trading system è necessario partire da un’idea semplice che costituisca l’ossatura di un affidabile sistema che risponda sempre alle tre domande chiave di ogni strategia di trading, domande che chiaramente si riferiscono a strategie di trading di tipo trend following e volatility breakout. Le tre regole operative alle quali dobbiamo demandare la nostra operatività sono:

1. Compra quando i prezzi salgono, vendi quando scendono
2. Proteggi il tuo capitale (utilizza sempre gli stop-loss)
3. Proteggi i profitti (non permettere che un utile si trasformi in una perdita)

Belle parole! Ma come capire quando un titolo sta salendo? Quando decidere che la tendenza rialzista sta scricchiolando? E, domanda importantissima, come impostarli in un trading system?

Sono domande importanti che richiedono una risposta articolata ed esaustiva, innanzitutto dobbiamo stabilire la differenza tra un’operazione giusta e una sbagliata. Spesso i concetti più elementari e sotto gli occhi di tutti sono anche i più fraintesi.

In Analisi Tecnica ci sono due tipi di operazioni possibili da parte del trader, quelle giuste e quelle sbagliate. Può sembrare una banalità ma la maggior parte degli operatori non ne comprende completamente la differenza. Se vi si chiede di spiegarla molti di voi risponderanno: ”ovvio, l’operazione giusta è quella che si conclude con un guadagno mentre quella sbagliata causa una perdita”. Non è forse vero? Risulta talmente ovvio da essere un concetto completamente frainteso.

Immaginiamo, per un momento, di avere in portafoglio una certa quantità di un titolo, poniamo 100 azioni a 100€ di prezzo. Impostiamo la strategia operativa fissando uno stop a 95€ fiduciosi che il titolo andrà ad almeno 120-130€ in qualche settimana. Il giorno dopo l’acquisto il titolo cede 6 punti percentuali riconducibili, per i mass media, a una qualche ipotetica crisi internazionale. Il livello raggiunto (94) fa scattare lo stop ma, vuoi per la velocità del calo, vuoi perché siamo convinti che il titolo sia buono e si riprenderà, non chiudiamo l’operazione ignorando lo stop-loss. Dopo qualche giorno, ulteriori cali portano il titolo a 84€, inizia veloce la ripresa dei corsi e il titolo, come avevamo inizialmente previsto, riprende la sua corsa verso il target 120-130 dapprima recuperando i 100€ e poi accelerando la sua corsa. Chiudiamo la posizione a 125€ con un guadagno di ben 2.500€ in poche settimane. Operazione giusta? No! Operazione in guadagno ma sbagliata!

L’operazione è sbagliata, anche se si è chiusa in utile, poiché non abbiamo rispettato la nostra strategia. Ogni volta che non si rispetta la strategia l’operazione va considerata sbagliata poiché ci espone a rischi non preventivabili. In questo caso il titolo andava chiuso a 94€ ed eventualmente riaperto, mantenendo il titolo in portafoglio ci siamo esposti ai venti del caso che a volte si trasformano in tempeste. Paradossalmente chiudere in perdita a 94€ sarebbe stato giusto anche se ciò avrebbe comportato una perdita. Nel lungo periodo è la disciplina che fa la differenza, non essere in grado di seguire una strategia operativa in modo coerente è particolarmente rischioso, nell’applicazione di un trading system questo è un concetto che fa la differenza.

La progettazione di un sistema automatico richiede un’attenta pianificazione, bisogna conoscere lo strumento finanziario, il titolo o il mercato su cui intendiamo operare e sviluppare un sistema per individuare il trend progettando il sistema attorno ad una linea guida, un motore che generi i segnali. Questo è il primo campo ed è anche, paradossalmente, il più semplice da impostare. Poi bisogna agire sul secondo campo che definiamo di “gestione del rischio” e infine nel terzo campo di “gestione degli eventi”.

Il primo campo, il motore operativo, richiede una scelta importante, si deve infatti definire che tipo di sistema desideriamo adottare per avere i segnali operativi “grezzi” da filtrare successivamente. Precedentemente abbiamo visto che fondamentalmente ci sono tre tipi distinti di sistemi automatici, quelli che inseguono il trend e quelli che basano la loro operatività sulle fasce di ipercomprato e ipervenduto e quelli che generano segnali ricercando i cambi di volatilità.
Una scelta univoca non è possibile poiché le diverse categorie di sistemi funzionano su mercati diversi, i sistemi trend following funzionano molto bene in mercati volatili e direzionali, i sistemi basati su fasce di ipercomprato e ipervenduto funzionano bene su mercati laterali e tarati su frequenze veloci così da generare segnali molto velocemente mentre i sistemi di ricerca del cambio di volatilità, ricercando situazioni limite, funzionano con un orizzonte temporale ridotto. Generalmente si tende a preferire sistemi trend following, convinti della loro potenza gestionale in presenza anche di piccoli trend e proprio in base a questa scelta di campo definiamo il motore del sistema, ad esempio, con:

• incrocio di medie
• m.a.c.d.
• s.a.r.
• rotture dei massimi e dei minimi

Il secondo campo da inserire in ogni trading system è la gestione del rischio. A lungo andare può infatti accadere qualche evento anomalo capace di spazzarci via dal mercato, per ovviare a questi eventi, ma anche per avere un’entità misurabile ex-ante del rischio massimo, vengono in nostro aiuto gli stop-loss, i profit target e i trailing stop. Il fine di ogni diversa tipologia di stop è comune: limitare il rischio entro parametri predeterminabili a priori, l’entità dei vari stop assume quindi un ruolo di rilevanza primaria.

Il terzo campo comprende la gestione degli eventi. Nello sviluppo di un trading system è di importanza fondamentale progettare una serie di filtri e indicazioni operative tese a gestire gli eventi di natura ordinaria e di natura straordinaria.

Ricapitolando, la stesura di un qualsiasi trading system deve essere effettuata coprendo i seguenti campi:

1. Il motore operativo che deve essere aderente al proprio stile di trading;
2. La gestione del rischio rispondente alle proprie sopportazioni emotive;
3. La gestione degli eventi che deve coprire gli eventi straordinari.

Va anche deciso il tipo di operatività da dare in pasto al nostro sistema. Intraday, multiday o ibrida? Si potrebbe, ad esempio, tarare il sistema su dati a 5 minuti o a 15 minuti lasciando le posizioni aperte a fine giornata in mancanza di un chiaro segnale di chiusura del trade ma queste sono condizioni che bisogna stabilire in fase di progettazione. Una volta realizzato, il trading system va valutato sia sulla carta che sul campo. Vi sono vari gradi di valutazione, la valutazione finanziaria, ad esempio, si basa sull’aspettativa di guadagno ma vanno considerati attentamente molteplici aspetti inerenti al come e al quando si generano i profitti. Abbiate pazienza, l’argomento sarà adeguatamente analizzato in ogni suo più piccolo aspetto.

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