Offerta di oro
L’oro è indistruttibile, una volta estratto può essere usato e riusato. Nel corso dei secoli l’uomo ha accumulato grandi stocks di oro, circa 135.000 tonnellate e considerando che l’estrazione degli ultimi anni è di circa 3.000 tonnellate (2% delle riserve mondiali) questi stocks possono avere molta influenza sul prezzo che è particolarmente “price sensitive”.
I maggiori stock di oro risultano ad oggi le immense riserve auree detenute dai maggiori paesi industriali. Dal 1999 ad oggi sono avvenute molte operazioni “ufficiali” che hanno modificato in alcuni casi in profondo le riserve di molti Paesi. Tra gli eventi di rilievo la firma proprio nel 1999 dell’accordo di Washington (rinnovato nel 2004 ed in scadenza nel 2009) con il quale i firmatari, le undici del sistema europeo di allora più Svizzera, Regno Unito e Svezia, hanno stabilito di vendere una quota non superiore alle 500 tonnellate annue. Gli Stati Uniti pur non sottoscrivendo l’accordo hanno comunque dichiarato di aderire all’accordo.
Tra le banche centrali più attive negli ultimi anni si segnalano la Banca Centrale d’Inghilterra, la Svizzera ed i Paesi Bassi in qualità di venditrici e Cina e altre banche di Paesi in via di sviluppo ative in acquisto. La tabella sotto riportata mostra proprio come si sono modificate le riserve dal 1999 a fine del 2007, con le relative variazioni in termini percentuali. Come si può ben osservare le riserve in oro sono calate su base mondiale in termini di tonnellaggio per una cifra superiore alle 3.500 tonnellate.
L’offerta di oro è formata da voci ben definite e che vedono nella nuova produzione mineraria la quota preminente. A seconda però dei momenti storici e delle fasi di mercato (toro od orso) le dinamiche dell’offerta tendono a mutare soprattutto nelle componenti più volatili come ad esempio il ritorno al mercato di scraps industriali o oreficeria usata.
Tendenzialmente l’offerta di oro è formata da:
- 65% nuova produzione mineraria;
- 16% affinazione di scarti recuperi da oreficeria ed altre industrie come quella elettronica e dentale;
- 12% vendite ufficiali da Banche centrali.