Il Grande Crollo del 1929
le cui valutazioni sono rilevate in quel meraviglioso mercato che è la borsa,
è che al presente i titoli non sono sopravvalutati.
Dov’è il gruppo di uomini così onniscienti da arrogarsi il diritto di porre il veto al giudizio di questa moltitudine intelligente?».
(Joseph Stagg Lawrence, poco prima del grande crollo del 1929)
Il grande crollo del 1929 oscura tutti i precedenti episodi speculativi poiché riguarda non un singolo titolo, ma l’intera borsa valori più grande del mondo: Wall Street.
Le quotazioni delle azioni erano in salita da fine 1921 con delle fasi laterali che inframmezzavano i rialzi. Quota 100, una resistenza naturale, era dura da superare! Nel corso del 1925 la quotazione dell’indice Dow Jones aumentò sensibilmente oltrepassando i 160 punti; nel 1926, in concomitanza con il crollo del mercato immobiliare in Florida, i corsi si calmarono e lateralizzarono, per poi riprendere la propria corsa fino a 200 punti alla fine del 1927. Nel 1928 il Dow Jones testò quota 300 e infine il 1929 vide i corsi posizionarsi oltre quota 370. Dal minimo di circa 60 del 1921 si trattava di un rialzo del 600% in 8 anni.
Ancora una volta la crescita dei prezzi ebbe due alleati fedeli: le aspettative di nuovi rialzi e l’agevolazione del credito. L’acquisto a margine delle azioni era infatti consentito, se non incoraggiato, dalle aspettative di nuovi rialzi: in fin dei conti perché limitarsi a comperare per 100 dollari quando con la stessa cifra si può beneficiare del rialzo per 1.000?
Nella primavera del 1929 il Federal Reserve Board, preoccupato per l’ingente liquidità disponibile, annunciò che avrebbe alzato i tassi per frenare il boom. Era un tentativo disperato. Charles E. Mitchell, alla guida della National City Bank dichiarò: «Sentiamo di avere l’obbligo, superiore a ogni ammonimento della Federal Reserve o di chiunque altro, di evitare ogni crisi pericolosa nel mercato monetario». In altre parole la National City Bank avrebbe prestato il denaro agli investitori vanificando ogni restrizione della Federal Reserve.
Il mercato ringraziò e i prezzi continuarono a crescere. Si era innescata una spirale pericolosa, i prezzi salivano mossi dall’attesa di ulteriori rialzi attesi e la grande disponibilità di credito concesso dalle banche rendeva accessibile il mercato a chiunque. La leva finanziaria era diffusissima ed esaltata dagli investitori che la percepivano come un acceleratore di guadagni. Lunedì 21 ottobre l’indice Dow Jones iniziò a manifestare i primi segni di nervosismo e giovedì 24 ottobre ci fu il primo crollo, con i prezzi incapaci di trovare un supporto. A molti investitori fu chiesto di rientrare dal margine e questo fece sì che nuovi titoli furono offerti al mercato.
Nonostante le rassicurazioni che provenivano da tutte le parti, lunedì 28 ottobre le vendite ripresero copiose. Martedì 29 ottobre fu il giorno più devastante della storia di Wall Street fino ad allora. A nulla servirono le iniezioni di liquidità e gli acquisti per sostenere i corsi e nelle settimane successive il mercato continuò a scendere velocemente.
Dow Jones Industrial Average - Black Monday e Black TuesdayDate | Change | % Change | Close |
---|---|---|---|
October 28, 1929 | −38.33 | −12.82 | 260.64 |
October 29, 1929 | −30.57 | −11.73 | 230.07 |
Si deve alla crisi del 1929 l’istituzione, nel 1934, della Securities and Exchange Commission, comunemente conosciuta come SEC, e il varo di nuove regole per gli acquisti a margine. Ma il vero problema resta la scarsa memoria finanziaria degli investitori. Il crollo del 1929 fu ritenuto corresponsabile della “grande depressione” che si verificò poco dopo, i fallimenti aumentarono come pure i suicidi e la fiducia nelle imprese ne uscì pesantemente compromessa.
A seguito del crollo di Wall Street vi fu una drammatica crisi economica che sfociò nella grande depressione. Gli effetti furono devastanti, il commercio internazionale diminuì considerevolmente, così come i redditi delle persone fisiche, il gettito fiscale, i prezzi e il settore edilizio. Il crollo delle quotazioni colpì duramente il ceto medio che aveva sostenuto la domanda di beni di consumo durevole (come quello dell’auto) e che, in particolare, aveva investito i propri risparmi in borsa contribuendo all’incremento dei corsi.
Le industrie, vedendo calare la domanda di beni di consumo durevole, cessarono di commissionare materiali e semilavorati; si verificarono ovunque riduzioni di personale e di salari alimentando una ulteriore spirale di riduzione dei consumi, anche da parte di chi il lavoro lo aveva ancora ma temeva di poterlo perdere. Il panico arrivò ad ondate sempre maggiori tra i piccoli risparmiatori, che si precipitarono nelle banche a ritirare i risparmi creando così una crisi di liquidità di ampie dimensioni. Molte banche fallirono trascinando nella crisi le industrie nelle quali avevano investito. Molte di queste industrie furono costrette a chiudere i battenti o a ridimensionarsi riducendo il personale.
L’economia americana ne risentì sensibilmente. La produzione industriale scese di quasi il 50% tra il 1929 e il 1932.
Dal minimo del 1932 i corsi salirono intervallati da lunghe fasi laterali diretti verso quota 1.000, una cifra rotonda che, in analisi tecnica, viene tenuta in consideraione.
Ci vollero circa 20 anni per assistere al superamento di quota 1.000, un’attesa che però diede i suoi frutti poiché si innescò un boom dei prezzi che ebbe il suo culmine il 25 agosto 1987 e che poi originò il più grande crollo in un’unica giornata della storia di Wall Street.
Citazioni:
- "Coloro che comprarono azioni nella metà del 1929 e le tennero videro passare la maggior parte della vita da adulti prima di ritornare in pareggio." (Richard M. Salsman)
- "Il giudizio unanime di milioni di persone, le cui valutazioni sono rilevate in quel meraviglioso mercato che è la borsa, è che al presente i titoli non sono sopravvalutati. Dov’è il gruppo di uomini così onniscienti da arrogarsi il diritto di porre il veto al giudizio di questa moltitudine intelligente?" (Joseph Stagg Lawrence, poco prima del grande crollo del 1929)
- "Tra i fratelli Marx, Groucho era il più prudente in materia finanziaria. Nel 1929 prese i risparmi di tutta la vita e li mise in una cosa sicura, la Borsa."
Bibliografia
- Brooks, John. (1969). Once in Golconda: A True Drama of Wall Street 1920-1938. New York: Harper & Row. ISBN 0-393-01375-8.
- Galbraith, John Kenneth. (1954). The Great Crash: 1929. Boston: Houghton Mifflin. ISBN 0-395-85999-9.
- Klein, Maury. (2001). Rainbow's End: The Crash of 1929. New York: Oxford University Press. ISBN 0-19-513516-4.
- Klingaman, William K. (1989). 1929: The Year of the Great Crash. New York: Harper & Row. ISBN 0-06-016081-0.
- Thomas, Gordon, and Max Morgan-Witts. (1979). The Day the Bubble Burst: A Social History of the Wall Street Crash of 1929. Garden City, NY: Doubleday. ISBN 0-385-14370-2.